La Nuova Sardegna

Sassari

CALCIO

Il presidente della Torres: «Lo stadio è vergognoso pronti ad andare a Usini»

di Giovanni Bua
Il presidente della Torres: «Lo stadio è vergognoso pronti ad andare a Usini»

Sechi furioso: «Così non si può più andare avanti». Nel mirino il campo di gioco impraticabile ma anche l’impianto non omologato

04 febbraio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Gramigna e sabbia, pronta alla prima pioggia a diventare fango. Non c’è un filo d’erba nel manto del “Vanni Sanna”, diventato da mesi un incubo per il gioco palla a terra di mister Mariotti, che tante gioie sta dando ai tifosi torresini. Un campo oltre il limite della praticabilità, nonostante il clemente inverno. Che la scorsa domenica ha fatto sbottare per l’ennesima volta un sempre più esasperato Salvatore Sechi: «Non abbiamo voluto parlare del campo per non accampare scuse sui risultati sportivi, ma penso di poter dire queste cose anche a nome del Latte Dolce: questo campo è un cimitero, non c’entra l’aspetto sportivo. Però mi vergogno di giocare a giocare qui, parliamo di un abbandono della struttura e della manutenzione. Non dovevamo arrivare a questo punto, perché nessuno ha mai fatto nulla di concreto».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.38427282:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.38427282:1654516970/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Parole pesanti che il presidente della Torres, a freddo, conferma, e anzi carica ancora. «Alla prima pioggia ero pronto a trasferire la squadra a Usini – spiega amareggiato – dove già ci alleniamo. E sono pronto tutt’ora, perché prima o poi l’acqua arriverà. E tutta la sabbia con cui si rattoppa il campo di gioco diventerà un’immensa pozzanghera. Dentro cui non lascerò certo naufragare i miei ragazzi».

Un’emergenza, che è solo la punta di un iceberg che si sta squagliando sotto quindici anni di abbandono. E che potrebbe costare carissimo ai sogni promozione della Torres. Se il campo è di fatto morto, e l’unico modo per recuperarlo sarebbe “abbatterlo” e ripiantarlo ex novo, l’impianto che gli sta intorno non è certo in condizioni migliori. La gradinata centrale è chiusa da tempo immemorabile ed è ormai diventata una discarica a cielo aperto. La copertura della tribuna non riceve manutenzioni da 15 anni, ed è fatiscente, oltre che pericolosa. I servizi igienici sono decadenti, e dai tetti degli spogliatoi scende l’acqua. Alla struttura manca il certificato prevenzione incendi, e la centrale termica non è adeguata nè a norma. Spesso manca l’acqua, o il riscaldamento. E le docce, quando funzionano, sono fredde.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.38427284:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.38427284:1654516970/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

«L’elenco purtroppo – attacca Sechi – potrebbe andare avanti a lungo. E questo succede perché è mancata da oltre un decennio la manutenzione ordinaria. E ormai siamo arrivati, come tante volte annunciato, al punto di non ritorno. Non c’è più niente da fare. Interventi spot sono inutili. Serve un piano di ristrutturazione complessiva».

Risultato: se la Torres arrivasse in C non avrebbe un campo omologato in cui giocare. E se una promozione diretta aprirebbe lo spiraglio di una deroga di un anno per rimettere a posto la struttura, un accesso tramite playoff (a richiesta e non di diritto) sarebbe inesorabilmente bocciato. Le soluzioni: «Non sono in capo a me – attacca Sechi – che sono un mero affittuario per la sola partita domenicale. Mi sono stancato di parlare di programmazione, di gestione diretta. Non posso però esimermi da accendere una luce rossa. Se il Comune vuole intervenire per salvare il suo stadio, dove giocano Torres e Latte Dolce ma che potrebbe diventare anche un riferimento per l’atletica, metta ora in campo i progetti e le risorse, e apra i cantieri il giorno dopo la fine del campionato. Perdere, per colpa dello stadio, una promozione sarebbe un colpo letale per il movimento. Come lo è, per Torres e Latte Dolce, giocare in un cimitero. Chi di dovere metta in campo le soluzioni. Perché non si può farsi cogliere di sorpresa da una tragedia annunciata».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative