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Sassari, migliaia di randagi spediti in Germania: «Fermate il traffico»

di Luigi Soriga
Sassari, migliaia di randagi spediti in Germania: «Fermate il traffico»

Gli animalisti chiedono l’intervento della Procura e dell’Asl. Le Onlus: «Noi salviamo gli animali e li facciamo adottare» 

06 febbraio 2020
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SASSARI. Per chi ha a cuore la sorte degli animali questa è una storia molto particolare: la guardi da un angolo e vedi una cosa, la osservi dall’altra prospettiva e lo scenario si capovolge.

Da una parte c’è Eva Bianchi dell’associazione Baloo di Alghero che ha bussato a tutte le istituzioni, si è rivolta alla Procura, affigge manifesti e grida: «Basta con le deportazioni di massa dei nostri cani in Germania, che poi non si sa che fine facciano. In quei paesi si pratica la vivisezione, e io non mi sento di escludere che una tale e inspiegabile movimentazione di animali non alimenti anche quell’attività». O Sebastiano Candidda della Lega Nazionale per la difesa del Cane di Porto Torres che dice: «Sarebbe ora che i magistrati, l’Assl e i Comuni facessero chiarezza su questa spedizione di migliaia di animali all’anno verso la Germania e l’Austria, dai contorni poco chiari. Chi controlla sulla trasparenza delle operazioni? Chi accerta che non ci sia un commercio vietato dalla legge? Chi vigila sulle condizioni di salute degli animali?».

Chi invece gestisce il trasferimento dei cani fuori dall’Italia, ribalta completamente il punto di vista. La veterinaria Paola Fois è responsabile della Onlus 4 zampe rescue Sardinia di Sassari, e da oltre dieci anni collabora con l’associazione tedesca Protier che prende in carico gli animali una volta varcati i confini: «Altro che deportazioni – dice – noi i cani li salviamo. Perché la loro fine certa, qui in Sardegna, sarebbe la reclusione a vita in un canile, dove la stragrande maggioranza degli inquilini sono condannati all’ergastolo e dove talvolta diventano dei bancomat per garantirsi le sovvenzioni pubbliche». Dice Laura Montesu, dell’associazione Il Giardino di Memole di Alghero: «I cani inviati in Germania o in Austria vengono adottati direttamente da una famiglia. Tutto è alla luce del sole. Sfido queste persone che ciclicamente lanciano accuse infondate, a scegliere a caso 5 cani dall’elenco delle centinaia di quelli trasferiti in Germania. Bene, gli diremo in che casa si trova, come sta, con tanto di foto». E ancora: «Se la Procura non ci ha mai chiamato, e se i fascicoli aperti negli anni si sono chiusi con un nulla di fatto, un motivo ci sarà? Questi falsi allarmi servono solo ad avere un po’ di visibilità e a distogliere energie dalla cura degli animali».

La grande domanda che viene spontanea, e che innesca un rosario di altri interrogativi, è questa: perché i tedeschi vengono a prendere proprio i nostri cani? Si accollano le spese del viaggio, elargiscono alle associazioni un sostegno sotto forma di mangimi, crocchette, vaccini e sterilizzazioni. «Ed è l’unico tornaconto che noi percepiamo – preme a sottolineare Paola Fois – perché il nostro è volontariato puro e faticoso». Che se ne fa la Germania di importare migliaia di cani l’anno quando potrebbe attingere anche dai suoi canili? Giusto per inquadrare i numeri della movimentazione, le associazioni 4 zampe e Memole ogni anno inviano circa 150 cani la prima e 80 la seconda. Sono prevalentemente randagi trovati nel territorio, che Paola Fois microchippa, si intesta e poi fa adottare oltre Alpe. Ma c’è anche la Lida di Olbia, e i cani partono da Ozieri, Arzachena, Santa Teresa e da altri comuni dell’isola. Ai quali si aggiungono anche le altre migliaia di animali provenienti dalle regioni italiane, soprattutto del sud. Che senso ha questa imponente diaspora a quattro zampe? Chi vorrebbe fermarla punta il dito sulla tassa di protezione (da 300 a 450 euro) che il privato tedesco paga alla Protier per adottare un cane. Il business nascerebbe esattamente da questo. Perché l’associazione tedesca prenderebbe un cane a costo zero all’origine, già vaccinato e sterilizzato, e poi lo rivende alle famiglie. C’è chi insinua il dubbio che in questa operazione che abbraccia tanta materia prima, ci sarebbe una fetta di guadagno anche per la parte italiana. «Quello che sembra incredibile – spiega Laura Montesu – è che qualcuno sia disposto a pagare per adottare un cane. In Germania funziona proprio così. C’è una sensibilità diversa, tutti i cani sono sterilizzati per legge entro i 3 anni, non trovi randagi per strada. Adottano una politica che dovrebbe essere d’esempio per la nostra regione, dove i cani sfornano cucciolate, che riempiono i canili e pesano sulle tasche dei contribuenti. Le Assl e i comuni sono felicissimi della nostra attività, ci farebbero un monumento».

Altri animalisti invece non si fidano. Nel sito della Protier ci sono gli esemplari disponibili con tanto di scheda e prezzo, e in alcune sono specificate anche le patologie: tipo leishmaniosi, erlicchia e via dicendo. «Come è possibile che l’Assl rilasci il passaporto ad animali che per legge non potrebbero viaggiare in quelle condizioni di salute? – dice Candidda – Come sono fatti i controlli?».

L’altro aspetto che non convince è il destino degli animali: «In quei paesi non esiste un’anagrafe canina pubblica come da noi – dice Eva Bianchi – è facile farne perdere le tracce. Come è semplice scattare una foto sul divano di casa, per rassicurare tutti e dire che il cane è felice e contento. Ma poi è davvero così? Chi controlla?».

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