La Nuova Sardegna

Sassari

I segreti delle grotte raccontati dai ragazzi

di Mario Bonu
I segreti delle grotte raccontati dai ragazzi

Mara, un video e una brochure realizzati da cinque giovani del Servizio civile Studiate la flora e la fauna della zona di “Bonu Ighinu” ricchissima di gallerie

12 febbraio 2020
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MARA. Un mondo misterioso, buio e freddo, apparentemente ostile, e invece ricco di testimonianze e di fascino. È il mondo delle grotte, cavità che possono offrire scenari di rara bellezza, e che spesso racchiudono reperti che aiutano a ricostruire la storia dei luoghi. Così è per il territorio di Mara, ricco di gallerie e grotte, soprattutto nella zona di “Bonu Ighinu” – che dà il nome alla omonima cultura prenuragica - alcune delle quali ben conosciute anche oltre la cerchia degli appassionati. Basti citare “Sa Ucca de su Tintirriolu”, che rappresenta uno dei più importanti siti archeologici delle fasi prenuragiche della Sardegna.

Ora le storie di quel mondo sono state esplorate e raccontate dai ragazzi del Servizio civile nazionale, che hanno realizzato il progetto “Alle origini della popolazione delle grotte”, con un video e una brochure.

I giovani ricercatori sono Romina Chessa, Federica Manai, Paride Piu, Federica Trogu, e Mattia Usai. Il video si articola in tre sezioni: la descrizione delle grotte, quella della fauna cavernicola e quella della flora. Le grotte prese in esame sono: “Sa Ucca de Filiestru”, la “Grotta del Pozzaccio”, “Sa Ucca de sa Molina”, “Sa Ucca de su Tintirriolu”, “Tuvu ‘e Mare”. “Sa Ucca de Filiestru” si trova nella valle di “Bonu Ighinu”. La cavità fa parte di un sistema di grotte carsiche frequentate dall’uomo fin da epoca preistorica per la presenza abbondante di acque e di risorse ambientali. In essa sono stati ritrovati migliaia di reperti ceramici, spesso dotati di ricche decorazioni, ma anche ossa di animali e strumenti di selce, ossidiana e resti di pasto, in parte esposti al Museo Sanna di Sassari. La “Grotta del Pozzaccio”, collegato con la grotta di sa Ucca de su Tintirriolu, ha un’apertura molto ridotta tra sassi e terra, cui segue un profondo e pericoloso pozzo di 28 metri. L'esplorazione è particolarmente difficile, ed è sconsigliata anche a speleologi esperti in quanto il pozzaccio non si apre su roccia. “Sa Ucca de sa Molina” presenta due ingressi, quello principale è perennemente nascosto dai rovi, quindi di difficile individuazione, quello superiore è a pozzo e risulta generalmente ostruito da pietrame. La galleria si sviluppa per alcune decine di metri, e si collega con “Sa Ucca de su Tintirriolu”, la grotta che risulta seconda, per lunghezza, dopo “Su Peltusu” di Cossoine, della provincia di Sassari. Nel vestibolo di Sa Ucca, dietro l'ingresso, che veniva chiuso con un grande masso girevole, c’erano 5 stele, idoli che rappresentavano esseri sotterranei, gli spiriti della caverna. Da questa camera si continua per un tratto pianeggiante per avere poi un sbalzo di circa due metri e un intrico di diramazioni secondarie ricche di stalattiti e stalagmiti.

La grotta di “Tuvu ‘e Mare” si apre nell’omonima valle cieca, con una grande ingresso alla base di una parete calcarea. Si sviluppa per 85 metri, ed ospita una colonia di pipistrelli. Per quanto riguarda la fauna cavernicola, i ragazzi del Servizio civile rilevano come l’area carsica di Bonu Ighinu presenti elementi speleofaunistici tra i più rilevanti della Sardegna. Vi sono state rilavate circa 50 specie faunistiche, fra cui le più significative sono quelle dei gasteropodi, fra cui l’”oxychilus”, una chiocciola che se disturbata emette un forte odore di aglio. Per quanto riguarda la flora, i ragazzi hanno rilevato, fra le altre, la ginestra, la rosa sempervirens, la borragine, l’asfodelo, la lavanda selvatica, la viola mammola.

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