La Nuova Sardegna

Sassari

Viaggio della memoria da Bonorva ad Auschwitz

Viaggio della memoria da Bonorva ad Auschwitz

Studenti, insegnanti e amministratori pubblici del Meilogu hanno visitato il lager nazista

15 febbraio 2020
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BONORVA. Un nutrito gruppo di studenti, insegnanti e amministratori provenienti dai tredici comuni che fanno parte dell’Unione del Meilogu, in collaborazione con l’Arci Sardegna, ha compiuto un viaggio, “dal Meilogu ad Auschiwitz”, nell’ambito del progetto “Il treno della memoria”. Un pellegrinaggio verso i luoghi in cui, si è consumata un’immane tragedia. Un olocausto che è costato la vita a milioni di persone e il cui ricordo ha lasciato, nell’umanità un indelebile segno di angoscia. I partecipanti hanno potuto vedere la devastante e lugubre condizione nella quale furono costretti a sopravvivere tanti essere umani, inattesa della fucilazione o delle camere a gas. Una tragedia immensa che hanno rivissuto vedendo i luoghi, i campi di concentramento dove è maturata, per rendersi conto, anche nelle parole di alcuni testimoni diretti della Shoah, e ben oltre il resoconto appreso dai libri di storia, cosa sia stato l’immane dramma che si è vissuto in quei luoghi. I ragazzi durante la settimana di permanenza, hanno visitato il campo di Auschwitz- Birkenau, e «nessun libro di storia – hanno detto al rientro – può rendere l’idea di cosa sia successo all’epoca. Oggi lo abbiamo visto di persona e ci sentiamo davvero chiamati a tramandare questa conoscenza». Hanno viaggiato sul “treno della memoria”, diretti ad Auschwitz, in compagnia dei volontari dell’Arci e avuto la possibilità di parlare con dei testimoni diretti della Shoah e con i sopravvissuti ai campi di sterminio. «Le parole dei giovan – ha detto il sindaco di Borutta, Silvano Arru che li ha accolti al rientro – ci hanno fatto capire quali fossero le loro emozioni, ma, soprattutto, ci rendono consapevoli dell’importanza di questa iniziativa». «La prima cosa che si nota appena si arriva, hanno commentato i ragazzi, è il cancello con la scritta “Arbeit macht frei”, in italiano “il lavoro rende liberi”, ma è soltanto una beffa, perché qui si tratta di morte certa». Il momento più toccante e significativo è stata il tempo della commemorazione. «Tutti bene o male, grazie ai libri di scuola, sappiamo ciò che è successo, hanno ricordato, ma andare a vedere con i propri occhi è un'altra cosa, toccare con mano il legno dove le donne dormivano prima di essere portate a morire, è un'altra cosa. Noi abbiamo avuto questa grande opportunità e diremo sempre grazie a chi ha permesso tutto ciò, perché quello che abbiamo visto ci ha consentito la conoscenza non solo del passato ma anche dell’aiuto di cui ha bisogno la nostra società oggi». Un pellegrinaggio a occhi bassi, come diceva Liliana Segre, dopo un faticoso viaggio in treno, che ha visto momenti anche di necessario adattamento, di fatica e di coabitazione negli ostelli di Cracovia. «Salire su quel treno, entrare a far parte di quella comunità, è per tutti noi, ragazzi e amministratori, un gesto di resistenza e testimonianza, hanno concordato tutti i partecipanti, e, come Unione dei Comuni del Meilogu, auspichiamo di poter partecipare al progetto ogni anno».

Emidio Muroni

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