Manca il presidente, in arrivo il commissario
Il grande lavoro del Comitato direttivo che ha concluso il proprio mandato. Tesoro da 11 milioni di euro
24 febbraio 2020
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SASSARI. Il Comitato direttivo del Parco nazionale dell’Asinara si avvia a concludere il proprio mandato. Ancora non è arrivata la nomina del presidente che manca ormai da anni (in virtù di una mancata intesa tra la Regione e il ministero dell’Ambiente), per cui tra pochi giorni il ministro Sergio Costa dovrebbe nominare un commissario che - si spera per poco - dovrà gestire la fase di passaggio. «In questi casi – afferma Antonio Diana – la cosa fondamentale è la continuità, evitare brusche pause e ancora di più l’interruzione dei progetti già avviati. Siamo fiduciosi che il ministro possa scegliere una figura adeguata e di responsabilità».
Diana manifesta ottimismo, perchè «si stanno raccogliendo i frutti di un lungo lavoro». Ed elogia l’impegno e la professionalità del consiglio direttivo che lo ha accompagnato nel difficile ruolo di amministratore del Parco. «L’ho fatto pensando l’Asinara come una città, un comune – dice – e mi ha aiutato avere al mio fianco sindaci ed ex amministratori quasi tutti con importanti esperienze di amministrazione pubblica. Siamo riusciti a promuovere il dialogo e a lavorare ricercando intese con tutti. Ci siamo riusciti ed è motivo di vanto, perchè non era facile».
Diana illustra tra i risultati del comitato direttivo il Piano del Parco (che era vecchio di 10 anni) e i Piani particolareggiati di Cala d’Oliva e Cala Reale. «Abbiamo creato il “Marchio del Parco” del quale si possono avvalere tutti coloro che lavorano seriamente e nell’interesse dello sviluppo del territorio, e ovviamente rispettano il disciplinare che è stato redatto».
Asinara non solo mare ma anche terra. «Ogni anno si spendono circa 600mila euro per portare via dall’isola animali in esubero, soprattutto capre, cinghiali e cavalli. E allora perchè non riattivare le aziende agricole e gli allevamenti, creare “ovili moderni”, sviluppare produzioni e occupazionale nel territorio del Parco? Si può fare, non bisogna essere degli scienziati per capirlo». Infine la storia, quella della guerra e del carcere: «Più di 100 anni non si cancellano – conclude Gazale – abbiamo fatto un sopralluogo con il Soprintendente regionale, c’è tanto da recuperare e valorizzare, da custodire con cura. Penso agli archivi, a quello che è rimasto di monumenti e strutture, lettighe, la stufa Giannoli. Ci vuole solo un po’ più di serenità e di coraggio. E siamo sulla buona strada». (g.b.)
Diana manifesta ottimismo, perchè «si stanno raccogliendo i frutti di un lungo lavoro». Ed elogia l’impegno e la professionalità del consiglio direttivo che lo ha accompagnato nel difficile ruolo di amministratore del Parco. «L’ho fatto pensando l’Asinara come una città, un comune – dice – e mi ha aiutato avere al mio fianco sindaci ed ex amministratori quasi tutti con importanti esperienze di amministrazione pubblica. Siamo riusciti a promuovere il dialogo e a lavorare ricercando intese con tutti. Ci siamo riusciti ed è motivo di vanto, perchè non era facile».
Diana illustra tra i risultati del comitato direttivo il Piano del Parco (che era vecchio di 10 anni) e i Piani particolareggiati di Cala d’Oliva e Cala Reale. «Abbiamo creato il “Marchio del Parco” del quale si possono avvalere tutti coloro che lavorano seriamente e nell’interesse dello sviluppo del territorio, e ovviamente rispettano il disciplinare che è stato redatto».
Asinara non solo mare ma anche terra. «Ogni anno si spendono circa 600mila euro per portare via dall’isola animali in esubero, soprattutto capre, cinghiali e cavalli. E allora perchè non riattivare le aziende agricole e gli allevamenti, creare “ovili moderni”, sviluppare produzioni e occupazionale nel territorio del Parco? Si può fare, non bisogna essere degli scienziati per capirlo». Infine la storia, quella della guerra e del carcere: «Più di 100 anni non si cancellano – conclude Gazale – abbiamo fatto un sopralluogo con il Soprintendente regionale, c’è tanto da recuperare e valorizzare, da custodire con cura. Penso agli archivi, a quello che è rimasto di monumenti e strutture, lettighe, la stufa Giannoli. Ci vuole solo un po’ più di serenità e di coraggio. E siamo sulla buona strada». (g.b.)