La Nuova Sardegna

Sassari

Turismo in ginocchio per il coronavirus, Asinara e Castelsardo: aspettative tradite

Turismo in ginocchio per il coronavirus, Asinara e Castelsardo: aspettative tradite

Alessandro Masala: «Avevo anche potenziato la flotta». Gianni Sini: «Grandi premesse, poi il crollo»

05 aprile 2020
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SASSARI. Accessibile a pochi, piano piano dotata di tutti i servizi che un paradiso come quello deve poter offrire una volta che viene utilizzato a fini turistici. Attorno all’Asinara ruotano decine di piccole aziende tra Stintino e Porto Torres e anche il loro orizzonte temporale si è drasticamente ridotto, visto che è proprio la particolare situazione geografica a dettare i tempi della stagione.

«Non so letteralmente che pesci prendere, tutto il lavoro degli anni scorsi rischia di andare in fumo in questo inizio di stagione» dice Alessandro Masala, titolare dell’unico diving center presente sull’isola. «La mia è una clientela molto specifica, legata ovviamente al lavoro delle strutture ricettive – spiega –. Se la gente non arriva, non posso lavorare. Di solito già ad aprile e maggio portavamo in immersione i primi gruppi provenienti dal nord Europa e potevo avviare l’attività, in previsione della nuova stagione avevo fatto dei lavori e rinnovato la flotta, le premesse sembravano quelle giuste. Adesso è tutto nero, avevo anche fatto una bella attività di promozione nelle fiere internazionali, invece abbiamo visto soltanto disdette. In compenso, gli affitti e le spese da pagare restano e non so proprio come andrà a finire, la vedo veramente in salita».

A Castelsardo, altra roccaforte del turismo del nord ovest della Sardegna, il momento storico è molto simile a quello di Stintino, con tutto un paese abituato a vivere molto di turismo che si ritrova fermo al palo proprio nel periodo che di solito segna l’avvio delle danze: «Fino a qualche settimana fa ero molto carico e fiducioso – racconta Gianni Sini, titolare del Bajaloglia Resort –: pensate che avevamo già il trenta per cento della stagione già prenotato, ero sicuro che sarebbe stata una grande estate. Ora, chiaramente, hanno tutti disdetto. Un disastro per tutti: quando siamo a pieno regime, con lavorano trentacinque persone ma onestamente se anche dovessimo ripartire non so quante di loro riuscirò a salvare. La nostra clientela è composta per il novanta per cento da stranieri, quella italiana viene dal Veneto e dalla Lombardia, possiamo salutarla. E come noi le grandi strutture qui intorno, che ogni estate danno lavoro a un personale prevalentemente locale e rischiano addirittura di non aprire per le disdette».

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