Il settore dei bus turistici «Rischiamo di sparire»
di Luca Fiori
Il comitato di categoria lancia l’allarme per 250 imprese e 2000 lavoratori sardi Con gite scolastiche e viaggi annullati è un dramma: «Chiediamo aiuti concreti»
2 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. Con viaggi scolastici annullati, gite domenicali rimaste un sogno e fine settimana fuori porta diventate un lontano ricordo, c’è un’intera categoria (che contribuisce anche nell’isola tenere in piedi il settore turistico e a portarlo in giro per il mondo) che in questi giorni – come tutti – si è ritrovata in ginocchio, ma con i contratti con le agenzie di viaggio e i rapporti con i tour operator annullati, teme di essere tra le ultime a riuscire a rialzarsi.
«La garanzia di riconoscimento delle indennità delle imprese facenti parte della filiera turistica, fra cui gli autobus – spiega Gianfranco Doppiu rappresentante a livello regionale del Comitato Bus Turistici – non è stata minimamente presa in considerazione nei vari decreti governativi e ci troviamo quindi in una condizione di stallo assoluto».
Nell’isola il problema riguarda circa 250 imprese e 2000 lavoratori, tra autisti e amministrativi. Le aziende hanno ripiegato sulla tutela economica dei dipendenti facendo ricorso alla cassa integrazione, ma questo strumento ha un arco temporale limitato e difficilmente il lavoro si riattiverà con il termine della Cig.
«Il decreto “Cura Italia” – spiega l’operatore turistico – garantisce liquidità alle imprese. Ma come? Accedendo ad un finanziamento garantito dalla Sace, controllata da Cassa depositi e prestiti. Ma come è possibile sopperire alla mancanza di fatturato con un finanziamento, seppur da restituire a tasso agevolato – si domanda a nome dell’intera categoria Doppiu – una follia, se si pensa che oltre al danno del fatturato perso, le aziende per avere liquidità devono indebitarsi. Oggi stiamo guardando a un futuro lavorativo assolutamente incerto e ci vuole una buona dose di coraggio nell'accedere ad qualsiasi forma di finanziamento. In Italia dal 7 marzo tutti gli autobus turistici (e in parte quelli impiegati nel trasporto pubblico locale) sono stati fermati. L’intero settore comprende seimila imprese, in cui vengono impiegati circa 25 mila lavoratori per un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro. Numeri da capogiro se si pensa che all'improvviso è tutto azzerato, 25 mila posti di lavoro a rischio e altrettante famiglie potenzialmente senza sostentamento.
«Il comitato Bus Turistici non sta a guardare – spiega Doppiu – proviamo a sensibilizzare le istituzioni affinché possano adottare provvedimenti sia per compensare i minori introiti delle nostre imprese, sia per stimolare la domanda e sostenere una fase di ripresa che si prospetta molto difficile anche in Sardegna. Ma chiediamo di poter avere l’opportunità di essere pronti a ripartire, nella totale serenità economica e lavorativa, quando il coronavirus sparirà del tutto, speriamo prima possibile».
«La garanzia di riconoscimento delle indennità delle imprese facenti parte della filiera turistica, fra cui gli autobus – spiega Gianfranco Doppiu rappresentante a livello regionale del Comitato Bus Turistici – non è stata minimamente presa in considerazione nei vari decreti governativi e ci troviamo quindi in una condizione di stallo assoluto».
Nell’isola il problema riguarda circa 250 imprese e 2000 lavoratori, tra autisti e amministrativi. Le aziende hanno ripiegato sulla tutela economica dei dipendenti facendo ricorso alla cassa integrazione, ma questo strumento ha un arco temporale limitato e difficilmente il lavoro si riattiverà con il termine della Cig.
«Il decreto “Cura Italia” – spiega l’operatore turistico – garantisce liquidità alle imprese. Ma come? Accedendo ad un finanziamento garantito dalla Sace, controllata da Cassa depositi e prestiti. Ma come è possibile sopperire alla mancanza di fatturato con un finanziamento, seppur da restituire a tasso agevolato – si domanda a nome dell’intera categoria Doppiu – una follia, se si pensa che oltre al danno del fatturato perso, le aziende per avere liquidità devono indebitarsi. Oggi stiamo guardando a un futuro lavorativo assolutamente incerto e ci vuole una buona dose di coraggio nell'accedere ad qualsiasi forma di finanziamento. In Italia dal 7 marzo tutti gli autobus turistici (e in parte quelli impiegati nel trasporto pubblico locale) sono stati fermati. L’intero settore comprende seimila imprese, in cui vengono impiegati circa 25 mila lavoratori per un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro. Numeri da capogiro se si pensa che all'improvviso è tutto azzerato, 25 mila posti di lavoro a rischio e altrettante famiglie potenzialmente senza sostentamento.
«Il comitato Bus Turistici non sta a guardare – spiega Doppiu – proviamo a sensibilizzare le istituzioni affinché possano adottare provvedimenti sia per compensare i minori introiti delle nostre imprese, sia per stimolare la domanda e sostenere una fase di ripresa che si prospetta molto difficile anche in Sardegna. Ma chiediamo di poter avere l’opportunità di essere pronti a ripartire, nella totale serenità economica e lavorativa, quando il coronavirus sparirà del tutto, speriamo prima possibile».