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Microplastiche: nei mari tra Sardegna, Corsica e continente la più alta concentrazione del pianeta

Microplastiche: nei mari tra Sardegna, Corsica e continente la più alta concentrazione del pianeta

Le particelle inquinanti si accumulano nei punti dove si concentra la maggiore biodiversità marina, rischiando di essere più facilmente ingerite dagli organismi

30 aprile 2020
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ROMA. Le acque dei mari nel mondo sono invase dalle microplastiche, con un triste primato per il Tirreno di 1,9 milioni di microscopici frammenti per metro quadrato, e il loro livello si sta innalzando: negli ultimi 16 anni è cresciuto di 14 millimetri. Lo rivelano due studi pubblicati sulla rivista Science.

Il primo, firmato dal gruppo dell'Università di Washington coordinato dal Benjamin Smith, è basato sui dati dei satelliti della Nasa, ICESat e ICESat-2, e mostra che lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e in Antartide ha innalzato il livello degli oceani dal 2003 al 2019.

La seconda ricerca, condotta dalle Università di Manchester, Durham e Brema, insieme al Centro oceanografico britannico (Noc) e all'Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer) riguarda, invece, i nostri mari. Mostra che nei fondali del Tirreno tra Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica è presente la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nei mari. I due studi aiutano a capire l'impatto dell'uomo, diretto e indiretto, sull'ecosistema marino.

Le analisi dei campioni delle acque del Tirreno, incrociate con le mappe dei suoi fondali e con i modelli delle correnti marine profonde, hanno permesso, ad esempio, di capire che le microplastiche non sono distribuite in maniera uniforme. In realtà, sottolineano gli esperti, si depositano in aree specifiche, che rappresentano per i fondali quello che le 'isole di spazzatura' sono per le acque più superficiali. Ad alimentare questi spostamenti sono le correnti marine profonde che portano ossigeno e nutrienti. Un aspetto che mostra come le microplastiche finiscano per accumularsi nei punti dove si concentra la maggiore biodiversità marina, rischiando di essere più facilmente ingerite dagli organismi. Non va meglio nelle acque di Groenlandia e Antartide.

La mappa realizzata dai satelliti della Nasa, grazie a tecnologie laser, indica che in media la quantità di ghiaccio perduta, rispettivamente, da Groenlandia e Antartide è di 200 e 118 miliardi di tonnellate l'anno: 1 miliardo di tonnellate di ghiaccio, precisano gli esperti, equivale all'incirca a 400.000 piscine olimpioniche.

«Quel che osserviamo nei ghiacci, con un dettaglio senza precedenti - osserva Smith - ha a che fare con i cambiamenti a lungo termine nel clima». Numeri a cui si aggiungono in questo periodo le misure record delle temperature al Polo Nord, riscaldato da un flusso di aria 'bollente' proveniente dall'Asia. Secondo le mappe del Centro meteo americano Gfs (Global forecast system), infatti, la temperatura nel Polo Nord ha toccato anche i 20 gradi in più rispetto alle medie climatiche di riferimento per il Circolo polare Artico, con la conseguente maggiore fusione dei ghiacci. (Davide Patitucci/ANSA).

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