La Nuova Sardegna

Sassari

«Quando Ara venne ucciso stavo facendo il formaggio»

di Nadia Cossu
«Quando Ara venne ucciso stavo facendo il formaggio»

Il delitto di Ittireddu, l’imputato Unali ai giudici: ho un alibi, a quell’ora ero a casa L’operaio Alessio Ara era stato freddato con due fucilate il 15 dicembre del 2016

19 maggio 2020
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ITTIREDDU. Ha difeso con forza il suo alibi, quello che la sua stessa moglie aveva confermato in aula in una delle ultime udienze: «Quel giorno alle 18.30 mio marito era a casa. Me lo ricordo perché a quell’ora rientro da casa di mia madre dove vado ogni sera...».

E la stessa versione – ieri mattina, davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Massimo Zaniboni – ha dato lui, Vincenzo Unali, imputato dell’omicidio dell’operaio di 37 anni Alessio Ara. «Il 15 dicembre del 2016 ero a casa alle 18.30, ho scaricato i barili del latte e mi sono messo a fare il formaggio». Orario, quindi, incompatibile – a suo dire – con quello in cui è stato commesso il delitto.

Alessio Ara fu ammazzato poco dopo le 19 con due fucilate mentre entrava a casa della madre, a Ittireddu. Alcuni elementi, tra cui il Dna dell’imputato rinvenuto nel pantalone di una tuta che sarebbe stato utilizzato dall’assassino per coprire il fucile, avevano portato gli inquirenti a ritenere che il responsabile dell’omicidio fosse proprio Unali. A fornirgli un alibi era stata la moglie Lucia Cossu. Anche se alcune intercettazioni ambientali – richiamata anche ieri dal pubblico ministero Giovanni Porcheddu e dagli avvocati di parte civile Luigi Esposito e Ivan Golme –smentirebbero questa ricostruzione.

La moglie, infatti, il giorno dopo l’arresto del marito avrebbe detto a una delle figlie di non conoscere gli orari di Unali «perché in campagna non si sa mai quando si finisce». E, ancora, durante un colloquio in carcere tra padre e figlia, quest’ultima avrebbe detto: «Sarebbe importante che qualche testimone dica che eri a casa». Frase alla quale lui avrebbe risposto all’incirca così: «Chiama tua madre, lei sa tutto». Nell’ottica dell’accusa ci sarebbe stato il tentativo – da parte di Unali e dei suoi familiari – di costruire un alibi per l’ora del delitto. Mentre per l’avvocato difensore Pietro Diaz la versione del suo assistito sarebbe perfettamente corrispondente alla realtà dei fatti. E il prossimo 29 giugno sarà proprio il legale difensore a rivolgere le domande al suo cliente. Mentre il 6 luglio comincerà la requisitoria del pubblico ministero Porcheddu. Per la Procura il movente del delitto starebbe nella presunta relazione che Piera Unali, figlia dell’imputato, avrebbe avuto con la vittima Alessio Ara. Quest’ultimo, per l’accusa, sarebbe stato ammazzato da Vincenzo Unali perché avrebbe compromesso la stabile relazione di sua figlia con Costantino Saba, un giovane con cui la famiglia collaborava anche dal punto di vista lavorativo, in campagna, con terreni, bestiame, produzioni condivise tra le due famiglie.

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