Denuncia il vicino per “abuso” di barbecue
Torralba, la lite per i profumi della carne è approdata in tribunale ma è finita con un’assoluzione
22 maggio 2020
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TORRALBA. Quando tra vicini di casa non corre buon sangue e ogni scusa è buona per guardarsi in cagnesco e scambiarsi dispetti e scortesie di ogni genere, a volte non basterebbe la muraglia cinese per contenere le reciproche rappresaglie tra confinanti che proprio non si sopportano.
Per litigare e addirittura arrivare a carte bollate e avvocati in situazioni del genere può bastare anche un uso smisurato del barbecue in giardino. Con tutte le conseguenze legate al problema di arrostire all’aperto, senza alcuna possibilità di poter imporre al fumo la direzione da prendere per non finire dentro il naso del nemico.
Stanco di respirare in continuazione i fumi prodotti dalla graticola del confinante, tre anni fa un 48enne di Torralba ha deciso prima di interpellare il Comune, che ha imposto al vicino dall’arrostita facile di sollevare di qualche metro la canna fumaria. Ma non riuscendo a ottenere il risultato sperato l’uomo si è poi rivolto ai carabinieri del paese, sostenendo che oltre alla carne, dall’altra parte del muro venivano bruciati plastica e altro materiale inquinante. Davanti alla denuncia i militari hanno deciso di fare chiarezza e durante un sopralluogo hanno notato loro stessi che il barbecue era in funzione, ma il fumo che saliva in cielo era bianco e profumato di pancetta e non nero come lo aveva descritto chi li aveva chiamati. Della vicenda alla fine ha dovuto occuparsi la magistratura e il padrone della graticola è finito a processo con l’accusa di “getto pericolo di cose”. Difeso dall’avvocato Nicola Ribichesu, l’arrostitore di Torralba, che aveva sempre negato di aver utilizzato il barbecue se non per arrostire carne, qualche giorno fa è stato assolto dal giudice Antonietta Crobu. La parte offesa dai fumi del barbecue era rappresentata dall’avvocato Ilaria Pinna. (l.f.)
Per litigare e addirittura arrivare a carte bollate e avvocati in situazioni del genere può bastare anche un uso smisurato del barbecue in giardino. Con tutte le conseguenze legate al problema di arrostire all’aperto, senza alcuna possibilità di poter imporre al fumo la direzione da prendere per non finire dentro il naso del nemico.
Stanco di respirare in continuazione i fumi prodotti dalla graticola del confinante, tre anni fa un 48enne di Torralba ha deciso prima di interpellare il Comune, che ha imposto al vicino dall’arrostita facile di sollevare di qualche metro la canna fumaria. Ma non riuscendo a ottenere il risultato sperato l’uomo si è poi rivolto ai carabinieri del paese, sostenendo che oltre alla carne, dall’altra parte del muro venivano bruciati plastica e altro materiale inquinante. Davanti alla denuncia i militari hanno deciso di fare chiarezza e durante un sopralluogo hanno notato loro stessi che il barbecue era in funzione, ma il fumo che saliva in cielo era bianco e profumato di pancetta e non nero come lo aveva descritto chi li aveva chiamati. Della vicenda alla fine ha dovuto occuparsi la magistratura e il padrone della graticola è finito a processo con l’accusa di “getto pericolo di cose”. Difeso dall’avvocato Nicola Ribichesu, l’arrostitore di Torralba, che aveva sempre negato di aver utilizzato il barbecue se non per arrostire carne, qualche giorno fa è stato assolto dal giudice Antonietta Crobu. La parte offesa dai fumi del barbecue era rappresentata dall’avvocato Ilaria Pinna. (l.f.)