La Nuova Sardegna

Sassari

La scuola scende in piazza «Basta inutili proclami»

La scuola scende in piazza «Basta inutili proclami»

Lunedì alle 11 il flash mob dei sindacati confederali di fronte alla Prefettura «Rischiamo di non iniziare il nuovo anno e sentiamo solo vane promesse»

07 giugno 2020
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SASSARI. Si chiude con uno sciopero generale il surreale anno scolastico 2019-2020. Che con il suo lockdown entrerà nella storia. E di cui però la storia completa ancora nessuno sembra in grado di raccontare.

E così Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Rua, dopo aver atteso, contrattato, sperato e combattuto, rompono gli indugi. E mandano un chiaro messaggio al Governo, con un flash mob programmato per lunedì alle 11 in piazza d’Italia, di fronte alla prefettura.

«Ancora una volta – attaccano – si sta per perdere un’occasione. Siamo stanche e stanchi di governi che si sprecano in inutili e demagogici proclami sulla centralità dell’istruzione e poi, quando si tratta di tradurli in scelte concrete, partoriscono… barattoli di vernice per pitturare le aule delle scuole italiane! L’emergenza Covid-19 sarebbe stata, ma noi speriamo ancora che diventi l’occasione per ripensare gli spazi della didattica, attraverso la programmazione e realizzazione di un piano straordinario di efficientamento energetico e ristrutturazione delle scuole italiane, tra le più vecchie e abbandonate d’Europa (che tra l’altro, sarebbe importante per il settore edile). Di governi che parlano di classi pollaio e poi non fanno nulla per ridurre il numero di alunni per classe! Questa sarebbe stata, ma noi speriamo ancora che diventi l’occasione per rivedere i numeri e garantire, oltre al distanziamento fisico, un miglioramento della qualità del processo di insegnamento/apprendimento».

E ancora: «Siamo stanchi di governi che promettono di definire dignitosi percorsi di stabilizzazione per le decine di migliaia di precari che da anni contribuiscono in maniera fondamentale al funzionamento della scuola italiana, e poi, quando devono definire tali percorsi, si perdono in cavilli e ritardi che umiliano chi dovrebbe partecipare ai concorsi; questa sarebbe stata, ma noi speriamo ancora che diventi l’occasione per chiudere la lunga stagione italiana del precariato della scuola. Di governi che promettono di aggiornare gli stipendi del personale della scuola, e dei docenti in particolare, per aggiornarli ai livelli di quelli europei, e poi, quando devono decidere, riescono a mala pena a trovare le risorse per un caffè o poco più! Questa sarebbe stata, ma noi speriamo ancora che diventi l’occasione per restituire dignità ad una professione che in tutti gli altri paesi è considerata essenziale per la crescita culturale economica e politica».

«Indire uno sciopero in una situazione di emergenza come questa non è stata una decisione per niente facile; a lungo abbiamo provato a costruire un dialogo col Governo, ma l’ostinazione della ministra Azzolina ha impedito la condivisione di qualsiasi proposta. Quindi, alla fine, la mobilitazione è risultata l’unica strada percorribile. Forse arriva anche in ritardo, ma si doveva provare in tutti i modi a costruire il dialogo, purtroppo inutilmente. Se non ci sarà un radicale cambio di rotta, a settembre la scuola sarà nel caos, e allora la mobilitazione non potrà che riprendere, anche in maniera più radicale».



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