La Nuova Sardegna

Sassari

Cento milioni di evasione paralizzano il bilancio

di Giovanni Bua
Cento milioni di evasione paralizzano il bilancio

Approvato in Consiglio il rendiconto 2019, fotografia di una città che arranca Campus: «Abbiamo debolezze importanti». Sardara: «Serve un cambio di passo»

01 luglio 2020
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SASSARI. Un bilancio “stanco”, ingessato, preoccupante. Fotografia di una città che arranca, inchiodata da problemi sempre uguali, dei quali non sembra possibile trovare soluzione. Uno su tutti: l’incredibile mole di “debiti” non pagati. Tasse, prima di tutto: 21 milioni da incassare dal 2019 (su un gettito di 73 annui) 63 dagli anni precedenti. Ma anche rette per servizi, con un buco annuo di 1,7 milioni sulla mensa. O 3,5 milioni di canoni per le case popolari. Mancati incassi che costringono l’amministrazione a congelare in un fondo crediti di dubbia esigibilità 90 milioni, che uniti agli 8 milioni e mezzo per il fondo rischi di soccombenza legale di fatto impegnano quasi tutti i 149 milioni di risultato annuo dell’amministrazione. Che può utilizzare solamente fondi con vincolo di destinazione predefinito, costringendo a salti mortali anche per tappare una buca o cambiare una lampadina. «È come avere i lacci delle scarpe legati tra loro – ha spiegato il sindaco Nanni Campus – e ci impedisce di fare il passo che noi tutti vorremmo fare».

Numeri messi in fila dal Rendiconto 2019, il consuntivo di un anno di coabitazione, con gli ultimi sei mesi del mandato Sanna e i primi sei di quello di Campus, approvato ieri a maggioranza dal consiglio comunale. «È evidente – ha sottolineato l’assessore al Bilancio Carlo Sardara che ha illustrato il documento nella seduta in sala Langiu – che serve un cambio di passo. Non semplice, e del resto nemmeno ipotizzabile in un anno come quello che stiamo passando, con il Covid che presenterà un conto pesante. Ci sono problemi strutturali, e stiamo anche scalando una montagna da 30 milioni di debiti emersa nel 2015, da ripianare in 30 anni, su cui quest’anno abbiamo messo 1,7 milioni. Si può però fare molto per migliorare le cose, andando a caccia ad esempio dell’evasione totale, per la quale abbiamo in campo una serie di progetti mirati. E questo si può fare sia aumentando il personale dedicato, ma anche investendo in tecnologia, costruendo delle banche dati e interfacciandole tra loro. Io non dico che bisogna recuperare tutta l’evasione, ma anche aggredirne un 10 per cento libererà risorse importanti, che ci permetteranno di fare grandi cose. Su questo fronte l’amministrazione sta lavorando sia con la riscossione volontaria (con il ravvedimento operoso e la rateazione fino a 6 anni) sia con a quella coattiva».

«Oltre ai tributi abbiamo debolezze importanti – ha sottolineato il sindaco – come ad esempio nella riscossione dei canoni comunali, o del servizio mensa, che finisce per gravare per metà del suo costo sulla collettività. Certo, bisogna intervenire con equilibrio. Forse ci sono da rivedere alcuni parametri, individuare nuove debolezze, ma anche fare una riflessione su servizi pubblici che sono insostenibili. Pensiamo ad esempio a Casa Serena, che costa alla collettività oltre 1 milione. Forse è un sistema che, oltre che dal punto di vista sanitario, non regge nemmeno da quello finanziario. Sicuramente gli spazi di manovra sono ridotti, e i trasferimenti che prima erano 100 ora sono 10. Ma proprio per questo bisogna essere decisi, e attenti a ogni euro».

Acceso il dibattito, con il centrosinistra (intervenuto con Lello Panu, Mariano Brianda, Fabio Pinna e Giuseppe Mascia) che ha rimandato al mittente le accuse di una gestione «allegra» del recupero crediti negli anni passati, arrivata dal capogruppo della maggioranza Manuel Alivesi e da Laura Useri del M5s. E ha denunciato una mancanza di «visione». E Mariolino Andria che ha parlato di «una situazione preoccupante, in una città che soffre. Affrontata con troppa stanchezza. I problemi sono noti. È arrivato il momento di risolverli».

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