La Nuova Sardegna

Sassari

Distanziatori sociali, la lite finisce in tribunale

di Salvatore Santoni
Distanziatori sociali, la lite finisce in tribunale

L’associazione Inschibboleth querela il consigliere comunale Antonio Canu Non si placa la polemica sui cerchietti colorati: «Affermazioni gravi e lesive» 

01 luglio 2020
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SENNORI. Tutto in ordine in casa Inschibboleth. L’associazione culturale, finita al centro di una bufera politica dopo la realizzazione del progetto sui distanziatori sociali, ha inviato al Comune di Sennori le carte che dimostrerebbero la regolarità fiscale dei rapporti. E così, l’arringa fatta in consiglio comunale, rischia di costare molto cara al consigliere Antonio Canu. L’associazione, infatti, ha deciso di sporgere denuncia per diffamazione.

La genesi. Il caso era nato nelle scorse settimane con un turbinio di post e commenti sui social. Il polverone si era alzato sopra la campagna di sensibilizzazione, messa in campo dal Comune grazie alla partnership con Inschibboleth, per aiutare i cittadini nei comportamenti da tenere durante la riapertura delle attività commerciali. Un progetto, ribattezzato in “cerchietti colorati”, realizzato con 5mila euro di contributo comunale.

L’accusa. I consiglieri Antonio Canu e Francesca Nonna che avevano presentato un’interrogazione sostengono che l’associazione Inschibboleth non aveva i documenti in regola per ricevere i fondi comunali. In aula, poi, Canu aveva parlato di irregolarità e atti illegittimi. Tant’è che il sindaco Nicola Sassu aveva rispedito le accuse al mittente con una replica piccata.

«Tutto regolare». Il presidente dell’associazione, Giuseppe Pintus, in una lettera indirizzata al consiglio comunale, parla di accuse che «ledono gravemente il prestigio e il credito presso le istituzioni che l’associazione ha conquistato nei relativi anni di attività con il proprio lavoro». Secondo Pintus, e contrariamente alle accuse di Canu, l’associazione non ha mai cessato l’operatività. La situazione che si è creata è più o meno questa: l’associazione aveva sede a Sassari con una certa partita iva e codice fiscale. Questo fino al 26 ottobre 2018. Dopo di che, l’Agenzia delle entrate avrebbe affondato la prima per inattività, nel senso che non ha effettuato operazioni commerciali, e si è portata al creatore anche il secondo (i due numeri infatti di solito combaciano). Questo è avvenuto all’insaputa dell’associazione, che infatti ha continuato ad operare senza problemi. Nel mese di febbraio del 2020, il presidente si è recato all’Agenzia per modificare la sede legale, cioè per trasferirla da Sassari a Sennori. In quel frangente è emerso il problema del codice fiscale fantasma. Ecco quindi che si arriva al 4 marzo, quando il presidente, di concerto con l’Agenzia, ottiene un nuovo codice fiscale, attribuito retroattivamente dalla stessa Agenzia al 26 ottobre 2018.

La denuncia. Secondo il presidente, le affermazioni «gravi, avvilenti e mendaci» del consigliere Canu sono fortemente lesive dell’onore e della reputazione dell’associazione. E quindi, oltre a respingerle con «viva indignazione», l’associazione ritiene che «l’unico strumento di tutela della posizione morale e di ristoro del pregiudizio subìto, è necessario sottoporre la questione all’autorità giudiziaria per diffamazione e richiesta di risarcimento dei danni conseguenti».

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