La Nuova Sardegna

Sassari

«Ti do fuoco», due anni all’ex compagno

di Nadia Cossu
«Ti do fuoco», due anni all’ex compagno

Condannato un 45enne. La vittima: «Un giorno disse che mi avrebbe incendiato la casa anche se c’era dentro la bambina»

03 luglio 2020
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SASSARI. Due anni di carcere per quelle minacce continue che lei, una trentenne sassarese con una figlia piccola di cui prendersi cura, non riusciva più a sopportare. Era stata costretta persino a lasciare il posto di lavoro come cameriera per la paura di subire ulteriori atti persecutori. Lui (padre della bimba) la pedinava, si faceva trovare sotto casa sua di notte, la insultava quando la incontrava per strada e poi quella frase terribile: «Ti metto fuoco dentro casa anche se c’è la bambina».

Al termine della discussione il pubblico ministero Simone Sassu ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi per il reato di stalking ma il giudice Sergio De Luca ha ritenuto di dover applicare una pena più severa e ha inflitto all’imputato – un 45enne sassarese il cui nome non viene scritto per tutelare la figlia minore – a due anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 1200 euro. La vittima si era costituita parte civile con l’avvocato Patrizia Marcori. Mentre l’imputato era difeso da Giuseppe Onorato.

Durante il dibattimento sono state ricostruite tutte le accuse ed è stato ripercorso quello che la Marcori ha definito senza mezzi termini un vero “calvario”. Una volta l’uomo era anche andato dal titolare della ex compagna e l’aveva minacciato: «Se non la licenzi ti denuncio per lavoro in nero».

Il 45enne, che sta già affrontando un processo per maltrattamenti, era sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento. Nonostante ciò aveva cominciato a fare una serie di appostamenti e pedinamenti, anche di notte, quando la giovane rientrava a casa da sola dal lavoro. Una volta, in piena notte, come aveva scritto la pm Maria Paola Asara nella richiesta di rinvio a giudizio, mentre la ex «si trovava a casa e dormiva con la figlia minore, l’imputato la svegliava urlando da sotto la finestra della sua camera da letto: “brutta miserabile, scendi o te lo faccio vedere io e ti metto fuoco dentro casa anche se c’è la bambina”». Ancora, una sera d’estate, lui si era fatto trovare nel pianerottolo di casa di lei e dopo averle chiesto dove si trovava la loro figlia aveva cominciato a insultarla. Dopo qualche mese, mentre la ex usciva dallo studio del suo avvocato l’aveva minacciata per l’ennesima volta «dicendo che le avrebbe dato fuoco e che lo avrebbe fatto quella notte». La sera stessa, dopo essersi appostato sotto l’abitazione della trentenne, le aveva rivolto ingiurie e offese di ogni genere davanti alla bambina di 4 anni.

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