La Nuova Sardegna

Sassari

Le lacrime di Sassari per “Bea”

di Gianni Bazzoni
Beatrice Palitta
Beatrice Palitta

Sconvolti gli amici della ragazza. Chiarita la dinamica dell’incidente ma proseguono gli accertamenti

07 settembre 2020
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SASSARI. Non si può morire mentre guardi quel tramonto bellissimo. Uno spettacolo che quasi commuove e regala speranza. Non si può, e se hai appena vent’anni non c’è modo di trovare il modo per raccontarlo un destino così crudele.

Il giorno dopo la tragedia sulla strada statale 200, lo scorrimento veloce Castelsardo-Santa Teresa di Gallura, nella quale ha perso la vita Beatrice Palitta c’è ancora incredulità, silenzio e tanto dolore. Il padre della ragazza Gavino Palitta, portato in ospedale - ma non ha avuto conseguenze gravi nell’incidente - è risultato negativo ai test per alcol e droga, era in condizioni psicofisiche normali quindi mentre guidava la potente Honda Cbr 1000. Gli accertamenti eseguiti dai carabinieri della compagnia di Valledoria e della stazione di Castelsardo sembrano confermare la dinamica dello schianto: banale ma terribile nelle conseguenze.

Una leggera sbandata dopo il lungo rettilineo in discesa (forse l’uomo è stato abbagliato dal sole), e la moto che urta il cordolo. La ragazza proiettata sull’asfalto, un impatto violento e fatale. I soccorsi sono stati immediati, ma per Beatrice (che indossava regolarmente il casco) purtroppo non c’è stato niente da fare. Il padre è riuscito a tenere la moto ancora per un po’ prima di finire a sua volta sull’asfalto. Solo in quel momento ha realizzato che la figlia era caduta decine di metri prima. Sarà il magistrato a valutare tutti gli aspetti della vicenda, ma sembra inevitabile l’iscrizione nel registro degli indagati di Gavino Palitta per omicidio stradale colposo. Gli sviluppi si conosceranno solo successivamente.

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Oggi si guarda solo a Beatrice. Figlia unica, legatissima alla mamma Franca (con la quale viveva) e aveva un rapporto straordinario. Studentessa universitaria, appassionata di viaggi e di sport. Una ragazza dolcissima, sensibile. Le dinamiche familiari a volte portano i figli a crescere in fretta, a cercare di reagire di fronte alle difficoltà. E “Bea”, come la chiamavano le amiche, era così. Sempre a fianco della madre che non a caso la definiva “number one”, ma pronta a trascorrere tempo con il padre ogni volta che capitava. Come sabato. Doveva essere una giornata dedicata, padre e figlia. Lei è uscita di casa senza portarsi dietro la borsa. Un giro in moto senza meta, non risulta che dovessero andare da qualche parte in particolare. Un viaggio itinerante, lungo la costa tra Castelsardo e Santa Teresa.

A parlare di tante cose, delle difficoltà, del futuro, delle speranze di una ventenne aperta al mondo, curiosa e che amava viaggiare e conoscere. Il rientro era già cominciato mentre quel tramonto mozzafiato segnava il declino della giornata. Beatrice stava tornando a casa e la telefonata arrivata a sua madre ha fatto crollare il mondo. Non era solo un incidente, la ragazza non c’era più. Così è crollato il mondo, e la madre Franca non ce l’ha fatta neppure a partire per raggiungere il luogo dell’incidente. É stata soccorsa e assistita dagli operatori del 118.

Non si dovrebbe aggiungere altro, la storia non si può continuare a raccontare se una ragazza muore così e lascia un vuoto che nessuno potrà colmare. Ieri Alberto Peru della Colosseum Fitness Club ha scritto: «Beatrice è arrivata in palestra quando aveva 15 anni. L’abbiamo vista crescere. Una ragazza meravigliosa, non chiedeva nulla di particolare dalla vita: voleva solo viverla. Non si può morire così e così giovani. É ingiusto...Ciao Bea!».

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