La Nuova Sardegna

Sassari

Panei respinge le accuse: «Johnny? Non so chi sia»

di Luca Fiori
Panei respinge le accuse: «Johnny? Non so chi sia»

Giuseppe Mastini si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Spanu Il sassarese accusato di favoreggiamento al giudice: «Non so come sia arrivato lì»

18 settembre 2020
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SASSARI. Mancano pochi minuti alle 13 quando “Johnny lo Zingaro” attraversa il lungo corridoio delle aule delle udienze penali - al primo piano del palazzo di giustizia - scortato da cinque agenti della polizia penitenziaria.

Capelli biondo platino, jeans e t-shirt alla moda, Saucony blu ai piedi e manette ai polsi, l’ergastolano che per dieci giorni ha tolto il sonno agli agenti della questura di Sassari, ha appena lasciato l’aula del giudice delle indagini preliminari in cui si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto, per fare rientro nel carcere di Bancali.

In accordo con il suo difensore, l’avvocato Dionigi Porcu, Giuseppe Mastini ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Johnny non ha voluto spiegare al gip Spanu il motivo di un’evasione che appare senza senso, visto che da febbraio il 60enne di origine sinti avrebbe potuto ottenere la semilibertà.

Ma alla luce dell’imminente trasferimento in un altro carcere dell’isola prende sempre più corpo l’ipotesi che l’ergastolano che ha terrorizzato Roma negli anni ’70 e ’80, ma che ora si dice profondamente cambiato, abbia voluto attirare l’attenzione su di sé proprio per cambiare aria. Non è escluso che Johnny abbia avuto qualche problema all’interno dell’istituto di Bancali e che abbia preferito non rientrare in carcere per non aggravare la situazione. Un aspetto su cui sin dal primo momento hanno lavorato gli uomini del nucleo investigativo della polizia penitenziaria in stretto contatto con gli agenti della squadra mobile. A fine mattinata nella stessa aula si è svolta l’udienza per Lorenzo Panei, 51 anni, originario di Avezzano ma da anni residente nelle campagne tra Sassari e Sorso insieme alla famiglia, accusato di favoreggiamento per aver dato ospitalità al fuggiasco. Difeso dagli avvocati Paolo Spano e Marco Andrea Piras, Panei a differenza di Mastini ha invece deciso di rispondere alle domande del gip. «Con questa storia non c’entro niente – ha detto Panei – “Johnny lo Zingaro” non so chi sia, non l’ho mai visto. Quel deposito è mio certo – ha ammesso l’impresario – ma vi hanno accesso decine di persone, qualcuno può avercelo accompagnato. Il cane da guardia? È un cucciolone che non fa male a nessuno, chi ha accompagnato quell’uomo lo avrà addolcito con una carezza». Il gip lo ha ascoltato con attenzione e stamattina deciderà se confermare gli arresti domiciliari o rimettere il 51enne in libertà»

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