Ucciso da un’onda sul cargo tre indagati dalla Procura
di Nadia Cossu
Un anno fa un marinaio di 24 anni che lavorava su un mercantile morì sul colpo Comandante, ufficiale di coperta e nostromo sono accusati di omicidio colposo
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SASSARI. Il 7 ottobre dell’anno scorso a bordo del cargo Euroferry Malta in navigazione nel mare di Porto Torres perse la vita il giovane marinaio bulgaro Yordanov Denislav Ivaylov. Fu una tragedia che suscitò da subito l’attenzione degli inquirenti perché fin dai primi momenti emersero gravi responsabilità a carico di chi avrebbe dovuto evitare di chiedere – tanto meno permettere – la collaborazione del 24enne e di altri due giovani marinai come lui (che rimasero gravemente feriti) in una manovra che doveva essere assolutamente evitata viste le pessime condizioni meteorologiche di quel giorno. E infatti un’onda travolse Ivaylov e lo scaraventò contro le strutture del ponte. Un impatto violentissimo e devastante.
A distanza di quasi un anno dalla tragedia, il sostituto procuratore di Sassari Enrica Angioni, titolare dell’inchiesta, ha notificato la chiusura delle indagini a tre persone che devono rispondere di omicidio colposo aggravato, lesioni colpose e violazione del decreto legislativo 271 del 1999 che riguarda la normativa sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali. Si tratta del comandante del mercantile, del primo ufficiale di coperta e del nostromo, tutti bulgari come la vittima e rispettivamente di 50, 44 e 52 anni.
La nave era partita da Cagliari con a bordo 87 mezzi pesanti e 50 auto, aveva affrontato la fase più critica della traversata verso le 10. In quel momento i marinai impegnati in un giro di ispezione avrebbero notato, in particolare, dei problemi a prua dove si erano sciolte le gomene, che risultavano sparse. Alcuni di loro (i più giovani) si sarebbero spostati improvvisamente per andare a sistemare le attrezzature. E in quel momento sarebbe arrivata una violenta ondata fin sopra il ponte del cargo. I marinai erano stati scaraventati contro una grata di protezione e il 24enne era morto sul colpo.
Il magistrato, avvalendosi di un corposo e dettagliato materiale di indagine raccolto dagli uomini della Capitaneria di Porto Torres, ha individuato precise responsabilità a carico del comandante del cargo, Yvanov Tihomir, perché «non teneva conto della sicurezza nell’affidare i compiti ai lavoratori – scrive la Angioni – Ossia, in presenza di condizioni metereologiche avverse, non disponeva che le operazioni di controllo del rizzaggio del carico fossero eseguite alla partenza o prima del peggioramento delle condizioni del meteo». Il primo ufficiale di coperta Nikolay Rumenov Atanasov non avrebbe invece osservato «le misure disposte dal comandante della nave ai fini della sicurezza dell’ambiente di lavoro a bordo, essendo istituzionalmente tenuto alle operazioni di carico, scarico e rizzaggio, non curava l’esecuzione di quest’ultima attività in modo idoneo al tipo di navigazione da intraprendere». Mentre il nostromo Angelov Valentin avrebbe «trasgredito il divieto di compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che potessero compromettere la sicurezza degli altri lavoratori, in quanto in condizioni meteorologiche avverse chiedeva la collaborazione di altri marinai, tra i quali la vittima, per stabilizzare il carico a prua».
I tre indagati sono accusati anche di lesioni colpose per le ferite riportate da altri due marinai che furono ricoverati per fratture e traumi in tutto il corpo.
Alla chiusura delle indagini seguirà quasi certamente una richiesta di rinvio a giudizio e, qualora il gip condividesse la tesi dell’accusa, ci sarà un processo a carico dei tre indagati difesi dagli avvocati Giuseppe De Santo e Cesare Fumagalli (dei fori di Napoli e Genova) con l’avvocato Gianluigi Poddighe sostituto processuale a Sassari.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
A distanza di quasi un anno dalla tragedia, il sostituto procuratore di Sassari Enrica Angioni, titolare dell’inchiesta, ha notificato la chiusura delle indagini a tre persone che devono rispondere di omicidio colposo aggravato, lesioni colpose e violazione del decreto legislativo 271 del 1999 che riguarda la normativa sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali. Si tratta del comandante del mercantile, del primo ufficiale di coperta e del nostromo, tutti bulgari come la vittima e rispettivamente di 50, 44 e 52 anni.
La nave era partita da Cagliari con a bordo 87 mezzi pesanti e 50 auto, aveva affrontato la fase più critica della traversata verso le 10. In quel momento i marinai impegnati in un giro di ispezione avrebbero notato, in particolare, dei problemi a prua dove si erano sciolte le gomene, che risultavano sparse. Alcuni di loro (i più giovani) si sarebbero spostati improvvisamente per andare a sistemare le attrezzature. E in quel momento sarebbe arrivata una violenta ondata fin sopra il ponte del cargo. I marinai erano stati scaraventati contro una grata di protezione e il 24enne era morto sul colpo.
Il magistrato, avvalendosi di un corposo e dettagliato materiale di indagine raccolto dagli uomini della Capitaneria di Porto Torres, ha individuato precise responsabilità a carico del comandante del cargo, Yvanov Tihomir, perché «non teneva conto della sicurezza nell’affidare i compiti ai lavoratori – scrive la Angioni – Ossia, in presenza di condizioni metereologiche avverse, non disponeva che le operazioni di controllo del rizzaggio del carico fossero eseguite alla partenza o prima del peggioramento delle condizioni del meteo». Il primo ufficiale di coperta Nikolay Rumenov Atanasov non avrebbe invece osservato «le misure disposte dal comandante della nave ai fini della sicurezza dell’ambiente di lavoro a bordo, essendo istituzionalmente tenuto alle operazioni di carico, scarico e rizzaggio, non curava l’esecuzione di quest’ultima attività in modo idoneo al tipo di navigazione da intraprendere». Mentre il nostromo Angelov Valentin avrebbe «trasgredito il divieto di compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che potessero compromettere la sicurezza degli altri lavoratori, in quanto in condizioni meteorologiche avverse chiedeva la collaborazione di altri marinai, tra i quali la vittima, per stabilizzare il carico a prua».
I tre indagati sono accusati anche di lesioni colpose per le ferite riportate da altri due marinai che furono ricoverati per fratture e traumi in tutto il corpo.
Alla chiusura delle indagini seguirà quasi certamente una richiesta di rinvio a giudizio e, qualora il gip condividesse la tesi dell’accusa, ci sarà un processo a carico dei tre indagati difesi dagli avvocati Giuseppe De Santo e Cesare Fumagalli (dei fori di Napoli e Genova) con l’avvocato Gianluigi Poddighe sostituto processuale a Sassari.
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