La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l’organo del Sacro Cuore riprende la giusta tonalità

Luca Fiori
Sassari, l’organo del Sacro Cuore riprende la giusta tonalità

Lo strumento era stato realizzato nel 1972 dalla ditta Tamburini di Crema. Le mani esperte di Michele Virdis, organaro di Bono, lo faranno tornare nuovo 

06 ottobre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La cifra pagata per realizzarlo, nel 1972, è tra i segreti tenuti sotto chiave da chi dal 2018 guida con orgoglio la basilica del Sacro Cuore. L’unica certezza è che per costruire un organo a trasmissione meccanica come quello che si staglia alla sinistra dell’altare della chiesa inaugurata per volere di monsignor Antonio Piga nel 1952 nel quartiere di Monte Rosello, oggi non basterebbero secondo gli esperti 600mila euro.

Dopo 48 anni e un’unica vera pulitura, finanziata nel 1999 dalla Fondazione del Banco di Sardegna, l’organo a trasmissione meccanica più grande dell’isola ha necessità di due mani esperte per un restauro che durerà qualche mese. Quelle mani il parroco del Sacro Cuore, don Antonio Simula, le ha trovate a Bono. Il prestigioso incarico è stato affidato a Michele Virdis, 42 anni, e una passione per gli organi contagiatagli da suo padre Mario, organista del paese. «A vent’anni ho seguito la mia passione e per due anni ho seguito un corso a Crema – racconta l’organaro – a 22 sono stato assunto dalla ditta Pedrini di Cremona che costruisce e restaura organi». Nel 2005 Michele Virdis, ricco dell’esperienza fatta nel nord Italia, rientra nell’isola e apre a Bono la sua “Bottega organara”, una delle due che esistono nell’isola. Per riportare l’organo del Sacro Cuore all’antico splendore e alla tonalità giusta Virdis dovrà lavorare di fino per qualche mese tra la grande cassa in noce, le lastre in rame e stagno e le canne di abete. «L’organo è di ottima fattura – spiega l’esperto – e a parte qualche membrana da sostituire, dovrò limitarmi solo alla pulizia e alla accordatura». Lo strumento, realizzato dai fratelli Tamburini di Crema, venne inaugurato nel 1972 alla presenza della corale Vivaldi. «Per me è un onor mettere le mani su un’opera del genere – spiega Virdis - amo il mio lavoro e davanti a uno strumento del genere quasi mi emoziono. Mi auguro che i miei figli seguano le mie orme, ma spero che vadano anche al conservatorio e imparino a suonare l’organo meglio di come faccio io».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative