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Sassari, calci e schiaffi alla moglie: condannato a due anni

di Nadia Cossu
Sassari, calci e schiaffi alla moglie: condannato a due anni

Un 45enne imputato di lesioni, un giorno le spaccò un’abat jour sulla schiena  Lei era incinta. Il giudice lo ha assolto dalle accuse di maltrattamenti e di rapina

11 ottobre 2020
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SASSARI. Lo scorso novembre, in uno dei frequenti impeti di rabbia, aveva persino spaccato una abat jour sulla schiena della moglie incinta, dopo averla colpita con calci e schiaffi. Ma nella richiesta di giudizio immediato firmata dal pubblico ministero Angelo Beccu gli episodi di violenza di cui questo marito si sarebbe reso protagonista sono diversi e per questo motivo gli era stato contestato anche il reato di maltrattamenti. Oltre a quello di rapina perché accusato di essersi impossessato in due distinte occasioni di 450 euro «sottraendoli alla moglie – scriveva il pm – dopo averla schiaffeggiata, spintonata e colpita con calci».

Due giorni fa si è concluso il processo e il giudice ha assolto l’uomo (difeso dall’avvocato Francesco Sasso) dai maltrattamenti e dalla rapina e lo ha però condannato a due anni e due mesi per le lesioni causate alla vittima il giorno in cui la ferì rompendole la lampada sulla schiena. La moglie si era costituita parte civile con l’avvocato Danilo Mattana.

Il rapporto tra i due, stando sempre alla ricostruzione dell’accusa, si sarebbe contraddistinto anche per le minacce e gli insulti. «Prova a uscire di casa e vedrai... ti ammazzo a te e a chi ti sta intorno». Poi c’erano le violenze fisiche e psicologiche. «Sei una putt... tu sei mia moglie e devi stare zitta quando ti dico di stare zitta». L’ imputato, di origine marocchina (le generalità non vengono rese note per tutelare la figlia minore della coppia), è detenuto nel carcere di Alghero dove sta finendo di scontare una condanna per un omicidio.

In una delle ultime udienze si era sottoposto a esame davanti al giudice Elena Meloni. Con quella donna si era sposato a ottobre dello scorso anno, mentre era in regime di semilibertà. Subito dopo ci sarebbero stati i presunti episodi di violenza. L’uomo era accusato di «aver sottomesso la ex moglie impedendole di uscire di casa da sola o di proferire parola in presenza di altri uomini. Pretendeva insistentemente la consegna di denaro e altro, la aggrediva e la percuoteva, danneggiando arredi e suppellettili ed imponeva così alla persona offesa un clima di costante sopraffazione tale da rendere invivibile la convivenza con lo stesso». E poi questi soldi che le avrebbe sottratto sempre con la violenza «provocandole, alla 34esima settimana di gravidanza, numerose lesioni». Ma lui aveva fornito una versione differente in aula: «Quel giorno litigammo, le chiedevo di parlare ma lei si rifiutava. Prima del matrimonio non avevamo mai avuto problemi, le tensioni sono arrivate dopo».

Il giudice ha però ritenuto di dover assolvere il 45enne marocchino dai maltrattamenti e dalla rapina del denaro e gli ha inflitto una pena severa superiore ai due anni per l’aggressione che la moglie raccontò di aver subìto lo scorso novembre.



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