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Sassari

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Piscine, la disperazione dei gestori «Questo stop rischia di rovinarci»

Piscine, la disperazione dei gestori «Questo stop rischia di rovinarci»

SASSARI. Ma se i titolari delle palestre piangono, i gestori delle piscine certo non ridono, coinvolti come sono, anche loro, nel provvedimento del premier che ha imposto la chiusura degli impianti...

01 novembre 2020
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SASSARI. Ma se i titolari delle palestre piangono, i gestori delle piscine certo non ridono, coinvolti come sono, anche loro, nel provvedimento del premier che ha imposto la chiusura degli impianti con il Decreto del 24 ottobre scorso. Una situazione che probabilmente nessuno conosce meglio di Danilo Russu, presidente della Federazione italiana nuoto Sardegna, ma anche gestore di due vasche sportive a Porto Torres e Ploaghe in rappresentanza dell’Agisi, l’Associazione gestori impianti sportivi italiani. «L’attuale stop sino al 24 novembre – spiega – o anche ben oltre, come molti segnali fanno intendere in questi giorni, lascia i gestori delle piscine in un limbo, poiché chiudere e spegnere tutto significa svuotare le vasche e buttare centinaia di metri cubi di acqua scaldati e clorati. Per non parlare degli interventi di sanificazione su filtri, tubazioni e condotte fatti con grandi sacrifici dai gestori: il rischio è che gli impianti energivori come le piscine non riescano più a ripartire, ma anche che gli investimenti per riprendere l’attività vengano buttati. Tenere in funzione gli impianti – continua Russu – a sua volta significherebbe continuare a riciclare l’acqua, clorarla, mantenerla ad una temperatura minima di 24 gradi, nel caso di una ripartenza, con spese di mantenimento molto ingenti. Conservare una vasca in funzione costa dai settemila ai diecimila euro al mese, giusto per intendersi.

Russu, pur usando toni molto pacati e condannando qualsiasi manifestazione violenta, parla senza troppi giri di parole di vera e propria caccia alle streghe scatenatasi nei confronti degli ambienti sportivi in generale, e delle piscine in modo particolare. «Dai controlli ne siamo sempre usciti a testa alta, eppure così si rischia di veder scomparire tutto di un colpo decine di migliaia di società già provate dal primo lockdown. Lo sport è un settore strategico per la salute ma è anche incisivo dal punto di vista economico: secondo stime ufficiali – conclude – in Italia produce l’1,7 per cento del Pil, ovvero 30 miliardi di euro. Non può essere dimenticato». (an.mass.)

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