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Sassari, sfrattò lo zio malato: condannata la nipote

Nadia Cossu
Sassari, sfrattò lo zio malato: condannata la nipote

La vittima, il poeta Carlo Sedda, dal 2017 è costretto a vivere in un ospizio  

15 novembre 2020
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PORTO TORRES. È venuto a sapere della condanna di sua nipote sul letto di una camera della residenza per anziani di Porto Torres dove era stato trasferito nel 2017. Carlo Sedda, stimato e conosciuto poeta turritano, era stato costretto a lasciare la casa dove aveva vissuto per sessant’anni perché sfrattato da una nipote che, in virtù di un testamento olografico lasciato da una zia defunta, aveva avviato un procedimento per entrare in pieno possesso dell’abitazione. La stessa nipote che due giorni fa il giudice Anna Pintore ha condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di tremila euro immediatamente esecutiva oltre al risarcimento del danno da quantificarsi in sede civile.

La donna era finita a processo per appropriazione indebita e per «aver eluso (a settembre del 2016 ndc) l’applicazione di un provvedimento del tribunale civile che le aveva ordinato l’immediato rilascio dell’immobile di via Sassari, trattenendosi nello stesso e smontando le serrature del portone d’ingresso».

Sedda, 79 anni, ex consigliere comunale, malato e costretto a muoversi su una sedia a rotelle, in quella casa ci aveva passato una vita intera, insieme alla sorella poi deceduta. La nipote aveva fatto leva sulla validità del testamento e così, dopo aver sfrattato lo zio, si era impossessata dell’abitazione. E l’anziano era finito in un ospizio.

L’imputata era stata rinviata a giudizio anche per appropriazione indebita «di 11.964,28 euro» attraverso «plurimi prelievi» utilizzando il bancomat dello zio «di cui aveva il possesso in quanto lui glielo aveva consegnato per le sole spese correnti» scriveva il pubblico ministero.

Difesa dall’avvocato Nino Marras aveva scelto di affrontare il processo con rito abbreviato condizionato mentre Carlo Sedda si era costituito parte civile con l’avvocato Gianluigi Poddighe.

Il giorno dello sfratto, a marzo del 2017, amici e conoscenti si erano mobilitati per strada in segno di solidarietà. «Sono amareggiato ma orgoglioso – aveva detto l’anziano poeta in quell’occasione – perché nonostante i gravi malanni fisici ho saputo resistere a quella che considero un vera e propria ingiustizia perpetrata da un familiare, oltre che un atto di crudeltà che non mi aspettavo da una persona a cui ho dato tanto in questi anni in termini sia economici che di affetto». Al rientro a casa dopo un ricovero ospedaliero, Sedda aveva trovato una diversa serratura ed erano spariti alcuni mobili della sorella defunta. Poi aveva presentato denuncia ai carabinieri «perché sono sparite migliaia di euro dal mio conto corrente» aveva detto. Una denuncia poi approdata in tribunale.

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