Un drappo nero in segno di protesta
L’iniziativa di due baristi: «Siamo vicini a chi sta male ma lo Stato aiuti anche noi»
31 gennaio 2021
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PORTO TORRES. Da una settimana, e ancora per altri sette giorni, la Sardegna è e sarà zona arancione, con tutte le restrizioni conseguenti per i cittadini e i lavoratori di vari settori. Come quelle riguardanti i bar, costretti a offrire i propri servizi esclusivamente attraverso l’asporto fino alle 18, rinunciando al servizio al tavolino che come si sa richiama una clientela decisamente più numerosa.
Tra gli esercenti turritani c’è chi si è rassegnato adeguandosi e chi, proprio in segno di protesta nei confronti delle scarse attenzioni riservate a questo importante settore del commercio, da una settimana ha deciso di non alzare la serranda.
Ma c’è anche chi ha fatto di più, come il Domy bar e il Carlos Primero, che hanno esposto un drappo nero sull’insegna dei rispettivi locali per manifestare il proprio dissenso rispetto alle decisioni assunte a livello centrale, decisioni che costringono gli esercenti a cercare di sopravvivere soltanto attraverso il sistema dell’asporto. Che naturalmente non è sufficiente per coprire le spese e vivere con serenità.
«Stiamo partecipando al tremendo lutto che sta colpendo il nostro e altri settori – spiega Domenico Ierardi proprietario del Domy bar – Siamo lontani da qualsiasi movimento negazionista e siamo vicini a tutte le famiglie che stanno affrontando un periodo difficile per colpa di questo maledetto virus, ma lo Stato ci deve tutelare e aiutare in modo concreto».
Emanuele Fancellu
Tra gli esercenti turritani c’è chi si è rassegnato adeguandosi e chi, proprio in segno di protesta nei confronti delle scarse attenzioni riservate a questo importante settore del commercio, da una settimana ha deciso di non alzare la serranda.
Ma c’è anche chi ha fatto di più, come il Domy bar e il Carlos Primero, che hanno esposto un drappo nero sull’insegna dei rispettivi locali per manifestare il proprio dissenso rispetto alle decisioni assunte a livello centrale, decisioni che costringono gli esercenti a cercare di sopravvivere soltanto attraverso il sistema dell’asporto. Che naturalmente non è sufficiente per coprire le spese e vivere con serenità.
«Stiamo partecipando al tremendo lutto che sta colpendo il nostro e altri settori – spiega Domenico Ierardi proprietario del Domy bar – Siamo lontani da qualsiasi movimento negazionista e siamo vicini a tutte le famiglie che stanno affrontando un periodo difficile per colpa di questo maledetto virus, ma lo Stato ci deve tutelare e aiutare in modo concreto».
Emanuele Fancellu