La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, reparti covid già operativi per gestire la terza ondata

di Luigi Soriga
Sassari, reparti covid già operativi per gestire la terza ondata

Un paziente negativo in rianimazione si rivela infetto: screening per il personale Malattie infettive vicino alla saturazione, 12 letti occupati in “Terapia intensiva 30” 

03 aprile 2021
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SASSARI. Saranno giorni cruciali, perché sulla base del trend dei ricoveri e dei positivi la sanità sassarese cambiare progressivamente assetto. Partiamo dai reparti chiave: Malattie Infettive, nonostante i ricoveri della notte scorsa, alcuni dei quali anche in condizioni critiche, riesce ancora ad avere quattro letti disponibili. Questo grazie ad una serie di dimissioni strategiche per gestire situazioni di emergenza. Pneumologia è ufficialmente a vocazione Covid, con cinque pazienti affetti dal virus già trasferiti. Invece Oncologia covid è già operativa, ma ancora vuota, mentre Geriatria gestisce quattro letti grigi. Lunedì la dirigenza Aou aveva disposto al riapertura della terapia intensiva postoperatoria del Palazzo Clemente (riducendo i posti nella nuova Terapia intensiva da 30 letti) e giovedì il repentino dietrofront: di nuovo riconvertito tutto su Ti30 perché i casi aumentano e hanno superato i 12 pazienti (il limite stabilito per riaprire al Clemente).

Purtroppo, come hanno cominciato a circolare nuovamente i pazienti positivi nei vari reparti, ancora una volta la sanità si dimostra vulnerabile: il setaccio può risultare smagliato, e capita che un infetto non venga intercettato per tempo.

È accaduto in Clinica chirurgica. Un paziente prima di andare in sala operatoria è stato sottoposto a tampone. L’esito è stato negativo. Ma successivamente, trasferito nella rianimazione post chirurgica del palazzo Clemente, lo stesso paziento è risultato positivo. A questo punto è partito lo screening su tutto il personale venuto a contatto, da quello della Clinica chirurgica, ai medici e infermieri presenti in sala operatoria, e a quelli della rianimazione. Questo significa che le falle nel sistema ci sono, e probabilmente è del tutto impossibile blindare il comparto ospedaliero. Basta un finto negativo per far saltare qualunque precauzione.

Altro settore critico, dove è difficile mantenere il distanziamento tra i pazienti e seguire con rigore tutti i protocolli di sicurezza, è il pronto soccorso. Nei giorni scorsi c’è stata un’improvvisa impennata degli accessi, e tra i pazienti si sono registrati anche diversi casi di positività. Probabilmente, reduce dalla tregua dei mesi scorsi e dalla bassa pressione Covid sull’Aou, il pronto soccorso è stato colto di sorpresa e il personale si è trovato in grande difficoltà a gestire un’ondata così repentina. Naturalmente era solo l’antipasto dello scontrino della zona bianca, e in questi giorni sta arrivando il conto con l’impennata di contagi e ricoveri. L’Aou, dopo un anno di esperienza, avrebbe anche le strutture per far fronte a una nuova emergenza. Ciò che invece ancora manca sono le adeguate forze in campo. Mancano soprattutto infermieri e ausiliari, cioè ingranaggi fondamentali per il funzionamento della macchina assistenziale. Alcuni settori covid, come ad esempio la struttura amovibile installata nel piazzale davanti al Pronto soccorso non è mai entrata in funzione anche perché la coperta è sempre corta. Quell’area sarebbe servita da appoggio per gestire i pazienti positivi, e avrebbe garantito al Pronto soccorso una valvola di sfogo immediata, quando gli altri reparti erano saturi e i ricoveri diventavano un incastro impossibile. Dirottare medici e infermieri lì significava però sguarnire altri reparti. E al momento è un lusso che l’Aou non riesce a permettersi.



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