La Nuova Sardegna

Sassari

«Devi crepare, ti ammazzo»

di Nadia Cossu
«Devi crepare, ti ammazzo»

Maltrattamenti alla madre di 83 anni, donna davanti al gup. L’imputata è accusata anche di rapina

22 aprile 2021
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SASSARI. «Perché non crepi? Devi crepare, te ne devi andare», «sei una bastarda, stronza». Con queste frasi si sarebbe rivolta una figlia alla propria madre di 83 anni. E poi l’avrebbe anche minacciata di morte: «Ti ammazzo». L’anziana sarebbe stata costretta a restare chiusa in camera fino al pomeriggio e a fare i bisogni dentro un secchio perché eventuali rumori avrebbero svegliato sua figlia (che si alzava nel pomeriggio inoltrato).

E poi le aggressioni fisiche. La donna, che ha 45 anni, avrebbe tirato i capelli alla madre, l’avrebbe colpita con schiaffi «e afferrata per gli avambracci procurandole ferite sulla pelle». In questo modo, ossia con la forza, sarebbe riuscita a impossessarsi di 60mila euro che la vittima sosteneva fossero i risparmi che lei e suo marito custodivano in una cassaforte. Da qui la contestazione della rapina.

Reati (al momento presunti) che hanno fatto finire la 45enne davanti al giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Grotteria che ieri ha rinviato a un’altra data la decisione sul rinvio a giudizio. Nella denuncia presentata dall’anziana, un lungo racconto delle continue sopraffazioni, degli abusi e delle violenze fisiche e psicologiche subite tra il 2017 e il 2018 che a un certo punto l’hanno spinta ad abbandonare la propria casa e a trovare rifugio altrove.

Giornate passate nel terrore che quella figlia potesse farle del male. Perché erano frequenti gli scatti d’ira senza una ragione particolare, comportamenti violenti e minacciosi che l’imputata avrebbe avuto anche nei confronti del padre, soprattutto quando lui si era ammalato. Tanto che, a detta della madre, la 45enne si sarebbe mostrata insofferente e intollerante persino ai lamenti di dolore dell’anziano «arrivando più volte ad augurargli la morte» perché la disturbava durante il sonno. Quando, poco prima che morisse, un’ambulanza lo aveva soccorso in casa e portato in ospedale, il saluto della figlia sarebbe stato questo: «Vai che tanto non ritorni, se torni torni dentro una bara».

Non solo, l’aggressività dell’imputata si sarebbe scatenata anche quando qualcuno suonava il campanello di casa «perché pretendeva – così è scritto nella denuncia – che le persone avvisassero telefonicamente» prima di andare a trovare sua madre. A darle fastidio sarebbe stato anche lo squillo del telefono fisso o il rumore degli utensili da cucina quando l’83enne preparava il pranzo. Anche a proposito del cibo ogni occasione era buona per manifestare odio. «Essendo lei vegetariana se mi trovava a mangiare carne me lo impediva strappandomi il piatto dal tavolo e buttando il contenuto nell’immondizia. E spesso, quando si accorgeva che nel frigo c’era della carne, la buttava dicendo che le dava fastidio anche solo l’odore».

Poi c’era il nodo “denaro”. Ogni qualvolta la madre non esaudiva le sue richieste di soldi – che sarebbero serviti per sfizi quali trattamenti di bellezza, cibo costoso per i cani, vacanze in Costa Smeralda – o faceva qualcosa che non le andava bene partivano gli insulti.

Durante il ricovero del marito l’anziana un giorno era stata costretta a scappare dai vicini perché la figlia «che un pomeriggio si era svegliata nervosa» l’avrebbe aggredita verbalmente e fisicamente. La signora dopo qualche ora era tornata a casa dove la situazione era degenerata con strattonamenti, spinte e minacce di morte. Terrorizzata la mamma si era chiusa a chiave in camera da letto e aveva chiamato gli stessi vicini che l’avevano accolta poco prima e che, per aiutarla di nuovo, avevano bussato a casa. Ma la figlia dopo aver aperto la porta avrebbe inveito anche contro di loro urlando di andare via. Accuse pesanti sulle quali ora dovrà pronunciarsi un giudice.

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