«L’eredità di Gianni, il grande cuore»
di Gavino Masia
Porto Torres. Sirene e un applauso per l’addio al brigadiere dei carabinieri Falchi
26 aprile 2021
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PORTO TORRES. «Dio ha conosciuto Giovanni, non solo perché lo ha voluto e non solo perché lo ha creato, e gli ha dato la possibilità di avere un cuore grande per la sua professione di militare e nel rapporto con la famiglia e con tutte le altre persone». Sono bastati alcuni passi dell’omelia del cappellano militare del comando di Iglesias, don Francesco Brugoli, per descrivere la bontà d’animo e la disponibilità che hanno contraddistinto l’esistenza terrena del brigadiere dei carabinieri Gianni Falchi. Tanta commozione ieri mattina dentro e fuori della basilica di San Gavino: tanta gente non è voluta mancare alla cerimonia funebre per ricordare l’amico fraterno, il compagno e il militare dell’Arma. Un figlio della comunità turritana che ci ha purtroppo lasciato improvvisamente, all’età di 49 anni, colto da un infarto fulminante poco prima di prepararsi per andare al lavoro.
Davanti alla Basilica c’era il picchetto d’onore dei carabinieri ad attendere il feretro, la bandiera tricolore che avvolgeva la bara.
«Trent’anni fa Giovanni lasciava la sua famiglia per entrare alla scuola carabinieri di Iglesias – ha ricordato il cappellano – e da lì ha cominciato ad amare la sua professione e a mettersi a disposizione degli altri: la sua vita è stato un donare dal primo all’ultimo momento, perché questo è il compito del carabiniere e Giovanni lo ha saputo interpretare alla perfezione. Ha lasciato una grande eredità alla moglie Daniela e alle figlie Alessia e Federica, quella infinita del cuore e del rispetto per il prossimo». Alla fine della messa, le sirene delle moto e delle auto dei carabinieri, un lungo applauso hanno salutato il feretro. Poi il lungo corteo funebre di auto e moto ha attraverso il corso Vittorio Emanuele, il Lungomare e si è fermato davanti alla casa di Gianni Falchi. In quel momento le sirene dei mezzi militari hanno dato l’ultimo saluto a un grande servitore della patria.
Davanti alla Basilica c’era il picchetto d’onore dei carabinieri ad attendere il feretro, la bandiera tricolore che avvolgeva la bara.
«Trent’anni fa Giovanni lasciava la sua famiglia per entrare alla scuola carabinieri di Iglesias – ha ricordato il cappellano – e da lì ha cominciato ad amare la sua professione e a mettersi a disposizione degli altri: la sua vita è stato un donare dal primo all’ultimo momento, perché questo è il compito del carabiniere e Giovanni lo ha saputo interpretare alla perfezione. Ha lasciato una grande eredità alla moglie Daniela e alle figlie Alessia e Federica, quella infinita del cuore e del rispetto per il prossimo». Alla fine della messa, le sirene delle moto e delle auto dei carabinieri, un lungo applauso hanno salutato il feretro. Poi il lungo corteo funebre di auto e moto ha attraverso il corso Vittorio Emanuele, il Lungomare e si è fermato davanti alla casa di Gianni Falchi. In quel momento le sirene dei mezzi militari hanno dato l’ultimo saluto a un grande servitore della patria.