La Nuova Sardegna

Sassari

«Vogliamo più spazi da vivere»

di Roberto Sanna
«Vogliamo più spazi da vivere»

Raddoppiano le richieste per tavolini e dehors, la gente riprende a uscire e la città deve adeguarsi

09 giugno 2021
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SASSARI. Mai come in questo periodo storico l’utilizzo del suolo pubblico e le relative concessioni hanno assunto un ruolo centrale nell’economia delle città. La ripartenza dei pubblici esercizi, costretti a regole severe di distanziamento e capienza, passa soprattutto per l’occupazione degli spazi esterni e il discorso, come emerge dalle roventi discussioni emerse durante i lavori per il nuovo regolamento, è complicato. E c’è anche un altro aspetto che va considerato: quello di dare maggiore respiro a questa tendenza con le aree pedonali. Questione egualmente complicata, perché dovrebbe essere un punto di arrivo e non di partenza, ma con dehors e tavolini che spuntano ovunque bisogna parlarne subito.

L’invasione dei tavolini. Le cifre fornite dagli uffici comunali parlano chiaro: nel periodo tra il 2020 (da aprile) e il 2021 sono state autorizzate 269 occupazioni di suolo pubblico (di cui 10 dehors), mentre nel 2019 ne sono state autorizzate 124 (di cui 6 dehors). Il portale non specifica se si tratti di nuove concessioni o semplici ampliamenti di concessioni già esistenti ma è chiaro che siamo di fronte a un notevole incremento. E del resto anche solo facendo una passeggiata al centro ci si rende conto di quanto bar e ristoranti stiano sempre più spostando all’esterno le loro attività, grazie anche alle agevolazioni che l’amministrazione comunale ha messo a disposizione proprio per favorire la ripartenza e anche il recupero di quanto perso durante la lunga sosta invernale. In più la pandemia ha portato comunque le persone a preferire le attività e la vita all’aperto rispetto ai luoghi chiusi. Resta il fatto che il proliferare di tavolini e dehors sta cambiando la città perché ci si muove diversamente. Possono anche esserci problemi di sicurezza per i pedoni e il personale dei locali e in generale un’area disseminata di tavolini e gente seduta diventa più godibile se le automobili non passano. E non è solo una questione commerciale, perché ci sono sempre da considerare le esigenze di chi, in quelle vie, vive 24 ore al giorno.

Proposte e perplessità. Le posizioni degli addetti ai lavori non sempre sono univoche ma tutti concordano su un fatto: serve un lavoro preparatorio. «Abbiamo presentato un progetto di riqualificazione per la zona compresa tra l’Emiciclo, piazza d’Italia, via Costa e via Cavour – dice Gavino Macciocu, presidente del Centro commerciale naturale Cavour – perché crediamo che la zona pedonale a se stante non serva a molto. Se la istituisci in posti che non raccontano nulla, non ha senso. In via Cavour il manto stradale è un disastro, prima mettiamo i servizi, poi le isole pedonali. Che possono anche essere istituite solo in alcuni punti». Il progetto, sottoscritto anche dal centro commerciale naturale Stelle del centro e dalla referente dei commercianti di via Carlo Alberto, prevede una migliore illuminazione pubblica, il lastricato su un unico livello con l’eliminazione dei marciapiede, fioriere, panchine e arredi urbani. L’isola pedonale dello scorso anno però non è stata acclamata all’unanimità. In via Cavour ci furono diversi mugugni e in via Costa «la fascia oraria non è stata molto indovinata – dice Giusy Mura, presidente di Stelle del Centro –. Avevamo chiesto di farla partire dalle 20 e non dalle 17 perché in quelle ore qui ci sono molti servizi essenziali ma non ci hanno ascoltato. Inutile istituire un’isola pedonale se la zona non è molto attrativa, secondo me le V30, le zone a velocità limitata, sono più utili, almeno da noi. Certamente ci sono altre zone dove le isole pedonali funzionano, ma resta comunque da fare un discorso di rigenerazione urbana».(r.s.)

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