La Nuova Sardegna

Sassari

«Alessio ora è in serie A, tifiamo per lui»

di Luca Fiori
«Alessio ora è in serie A, tifiamo per lui»

Dall’altare il ricordo del 18enne morto dopo lo schianto in auto martedì. In lacrime l’amico che guidava: «Era mio fratello»

11 luglio 2021
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SASSARI. Sul piazzale stracolmo della chiesa di Li Punti - sotto un sole cocente - lo ha accolto un volo verso il cielo di decine di palloncini bianchi, seguiti da quelli rossoneri, in onore del suo Milan.

Subito dopo, quando la bara bianca ha raggiunto il carro funebre tra gli applausi e gli sguardi commossi di centinaia di giovani smarriti, l’Ave Maria in sardo, intonata con la chitarra da un amico di famiglia, non ha dato scampo a chi fino a quel momento era riuscito a trattenere le lacrime dietro gli occhiali da sole.

Una piazza intera, un quartiere sconvolto dal dolore, ieri pomeriggio ha pianto insieme per Alessio Murgia, il 18enne sassarese morto la notte tra martedì e mercoledì in un incidente stradale, mentre rientrava a casa dopo aver festeggiato con gli amici la vittoria dell’Italia nella semifinale degli Europei di calcio

Prima di dire addio al giovane calciatore del Li Punti, gli amici più cari hanno voluto salutarlo con quel gesto - il pollice e l’indice rivolti verso l’alto - che Alessio usava come un segno distintivo e con un sorriso collettivo che ha coinvolto anche la mamma Luciana e il papà Alessandro, distrutti dal dolore ma capaci di mostrare, nel giorno del dolore più grande che possa provare un essere umano, una forza e una compostezza commoventi.

In chiesa, seduti in prima fila davanti all’altare con accanto la sorellina di Alessio, i genitori dello sfortunato 18enne hanno ascoltato le parole di conforto dell’arcivescovo di Sassari monsignor Gian Franco Saba e poi quelle del parroco della chiesa di San Pio X don Costantino Poddighe. Luciana e Alessandro si sono fatti forza per tutta la funzione religiosa poi - con l’amore che solo due genitori possono dare - hanno abbracciato l’amico 21enne del figlio che guidava la macchina in cui ha perso la vita il loro Alessio. «Per me era un fratello - ha detto tra le lacrime dall’altare il giovane, prima che la bara lasciasse la chiesa - era il mio migliore amico, la persona migliore che conoscessi, la più forte».

Poco prima durante l’omelia don Costantino, dopo aver rincuorato i familiari di Alessio, si è rivolto ai giovani presenti. «La vita va vissuta sempre amandola, proteggendola e curandola - ha detto il sacerdote - la gioventù non è il periodo della vita in cui si può fare tutto. Ascoltate i consigli di chi è più grande di voi e seguite le regole in modo scrupoloso». Poi l’ultimo pensiero, quello più dolce, per Alessio e la grande passione per il calcio che riempiva le sue giornate. «Il nostro campione - ha detto don Costantino guardando verso il cielo - ora è arrivato in serie A e noi faremo sempre il tifo per lui».

©RIPRODUZIONE RISERVATA



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