La Nuova Sardegna

Sassari

L’urlo del nord arriva a Cagliari

di Giovanni Bua
L’urlo del nord arriva a Cagliari

Regione grande assente all’incontro della Rete. Campus: «Ecco le richieste di tutto il territorio»

27 luglio 2021
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SASSARI. Un documento già condiviso dalla Rete e dalle parti sociali ed economiche del territorio, a cui aggiungere le firme dei rappresentanti politici regionali e nazionali. Quelli presenti ieri mattina a Palazzo Ducale, numerosi, e anche gli assenti. Tra cui era impossibile non notare tutti i rappresentanti della maggioranza Solinas, con il solo Antonello Peru a metterci la faccia.

Un documento concreto, che fa sintesi di rivendicazioni antiche quanto disattese e di suggestioni che guardano al futuro: energia, trasporti su gomma e su ferro, filiera alimentare, terziario avanzato, eco-turismo ed economia circolare, autostrade digitali. «Una cambiale all’incasso che presenteremo in tutte le sedi opportune, a iniziare dalla Regione, che ha il compito di elaborare le strategie di sviluppo dell’Isola, e che non lo può fare senza starci ad ascoltare».

Ha provato a tirare le fila di una mattinata ricca e complessa il sindaco Nanni Campus, padrone di casa del secondo incontro tra la Rete Metropolitana, i rappresentati del Tips, il tavolo istituzioni parti sociali che raggruppa ben 16 sigle, la Provincia (c’era Pietrino Fois), l’Università, rappresentata dal rettore Gavino Mariotti. Convocato a Palazzo Ducale per fare il punto sugli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e della programmazione dello sviluppo e della crescita del Nord Ovest.

Un confronto complesso, da una parte inevitabile rivendicazione territoriale contro la grande assente: la Regione, arrivata a Palazzo con solo cinque consiglieri del Sassarese, di cui quattro dell’opposizione. Dall’altra forse ultima carta da giocare per provare a incidere su una elaborazione dei progetti e conseguente ripartizione dei fondi ancora per larghi tratti misteriosa.

Di cui, per quanto riguarda l’Isola, poco o nulla sanno nemmeno rappresentanti istituzionali ai più alti livelli, come il capogruppo M5S al Senato Ettore Licheri, il deputato Pd Gavino Manca, la deputata pentastellata Paola Deiana e il senatore di Lega-Psd’Az Carlo Doria. Ma che ben conoscono l’assalto alla diligenza in corso nei palazzi romani e «la necessità di portare le sacrosante rivendicazioni del territorio all’interno di un piano organico che riguarda tutta la Sardegna. Più siamo divisi meno avremo possibilità di contare».

I parlamentari insomma hanno annunciato una riunione in settimana, hanno promesso di fare pressione sui loro ministri di riferimento, a iniziare dalla sottosegretaria Todde, tenuta volutamente «al riparo» durante questa serie di incontri ma in constante contatto con il territorio, si sono detti pronti a promuovere (in particolare Doria) momenti di «chiarimento e condivisione» con Solinas. Ma la consapevolezza che ieri chiaramente è emersa è che a Cagliari bisogna bussare per consegnare «le schede elaborate dal territorio – ha sottolineato Campus, che già più volte a minacciato le dimissioni in caso di risposte insoddisfacenti su una battaglia «epocale» – e non le 180 mandate da Solinas, in maniera disorganica e misteriosa, fonte di ennesimi squilibri e di risposte negate. Che fanno il male del nord-ovest ma di tutta l’Isola. Perché se non cresce Sassari non crescerà nemmeno Cagliari. E dispiace che qualcuno questo faccia ancora finta di non capirlo».

Un confronto che, almeno a sentire le sconsolate parole di Gianfranco Ganau, Antonio Piu, Desirè Manca e Gian Franco Satta, in Regione non è nemmeno iniziato. Nessun progetto è mai stato presentato in commissione, nessuna scheda delle oltre 180 spedite a Roma è arrivata in nessuna aula, nessuna indicazione da parte del Sassarese è mai stata richiesta, e se inviata presa in considerazione.

Il tempo stringe, ed è il momento di domande il più possibile unitarie, ma soprattutto di risposte. «È tempo – ha chiuso Campus – che si alzi un grido, che non faccia tremare ma almeno scuota i palazzi del potere. Perché venga riconosciuto quanto dovuto a tutto il territorio, e quanto davvero utile per il futuro di tutta la Sardegna».

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