La Nuova Sardegna

Sassari

Finto agente segreto, la Procura chiede due anni

Finto agente segreto, la Procura chiede due anni

L’imputato avrebbe truffato una donna. Il pm: inventando missioni all’estero si fece dare 50mila euro

23 ottobre 2021
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SASSARI. Due anni di reclusione – con la sospensione condizionale della pena – per aver truffato una donna con cui aveva una relazione sentimentale. È la richiesta di condanna fatta ieri dal pubblico ministero Antonio Piras al termine della requisitoria nel processo – che si sta celebrando davanti al giudice Elena Meloni – a carico dell’ex agente di polizia penitenziaria del carcere di Alghero Massimo Zirottu.

Alla donna aveva raccontato di essere un agente sotto copertura e, con questa motivazione, le chiedeva dei soldi ogni volta che, a suo dire, doveva partire in missione all’estero. Ma il castello di bugie a un certo punto è crollato. Perché la vittima, per aiutarlo nell’anticipo spese dei viaggi (finti), era arrivata a “prestargli” più di 50mila euro. Poi si era trovata in difficoltà, aveva chiesto aiuto e a quel punto erano partite le indagini.

A smascherare l’agente, dopo un anno di accertamenti “silenziosi” per non destare sospetti, erano stati i suoi stessi colleghi, coordinati dal comandante Antonello Brancati. «Lui inventava di tutto – aveva raccontato la donna in aula – partenze improvvise e bisogno urgente di soldi, in attesa che si sbloccasse una causa di famiglia che gli avrebbe poi portato un bel po’ di liquidità che gli avrebbe consentito di restituirmi tutto». E così lei anticipava: 5mila, 10mila, 30mila euro: denaro che aveva messo da parte grazie alla vendita di una casa che le aveva lasciato in eredità sua madre. Per poi scoprire che era tutto un bluff. «Io avevo problemi finanziari – ha spiegato lui – e lei si rese disponibile a prestarmi quel denaro. Poi è diventata possessiva e ossessiva con telefonate, messaggi, appostamenti. Allora le dicevo che ero fuori per lavoro. Mi ero reso conto di essere finito in un tunnel senza via di uscita e ho sbagliato».

A precisa domanda Zirottu aveva risposto in aula di voler restituire i soldi ma di non averne la disponibilità in quel momento. L’imputato deve rispondere anche di falso e sostituzione di persona: per far sì che la donna continuasse ad “approvvigionarlo” le aveva consegnato una falsa comunicazione di chiusura istruttoria – che all’apparenza proveniva da un colonnello della guardia di finanza di Nuoro – dove si attestava la conclusione di una pratica di sanatoria fiscale dell’imputato e l’imminente disponibilità a suo favore di un’ingente somma di denaro. Tutto falso. In un’altra occasione aveva inviato alla donna varie mail che, sempre apparentemente, provenivano da un dipendente di una banca e veniva comunicata alla signora la disposizione in suo favore di bonifici da parte di Zirottu.

Alle richieste del pm si è associato il legale di parte civile Stefano Carboni. Mentre l’avvocato Salvatore Castronuovo, che difende l’imputato, ha chiesto l’assoluzione sostenendo che quei soldi che la donna diede a Zirottu erano solo un prestito mentre i falsi (contestati) furono successivi, per ritardare la restituzione del denaro. La sentenza a novembre. (na.co.)

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