La Nuova Sardegna

Sassari

«Contro Dore e D’Onofrio solo bugie e niente prove»

di Nadia Cossu
«Contro Dore e D’Onofrio solo bugie e niente prove»

L’avvocato Giuseppe Tempesta difensore dei due neurologi principali imputati: «Accuse basate su elucubrazioni. Addirittura è stato introdotto il reato di “setta”»

24 novembre 2021
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SASSARI. «È l’intero impianto accusatorio a non essere credibile, non tanto le singole posizioni degli imputati. Per colpa delle elucubrazioni di un ignorante bugiardo c’è chi si trova a processo da nove anni per fatti che non ha commesso... Senza uno straccio di prova o un riscontro».

Ne ha per tutti l’avvocato Giuseppe Tempesta, difensore di due dei principali imputati nel processo che si sta celebrando davanti ai giudici d’appello (collegio presieduto da Plinia Azzena, a latere Marina Capitta e Maria Grixoni) per associazione a delinquere finalizzata alla truffa: i neurologi Giuseppe Dore e Marinella D’Onofrio. Per loro, lo scorso settembre, il procuratore generale Paolo De Falco ha chiesto rispettivamente sei anni e sei anni e sei mesi di reclusione (contro gli otto anni e sei mesi e i nove anni inflitti in primo grado). La prescrizione ha invece spazzato via il reato di maltrattamenti e da qui la richiesta di non doversi procedere per tutti gli imputati ai quali era contestato questo reato (in particolare familiari dei pazienti malati di Alzheimer in cura con Dore, infermieri, altri medici).

Al centro dell’inchiesta condotta dal procuratore della Repubblica Gianni Caria (che nel 2012 portò anche ad alcuni arresti) c’è la Psiconeuroanalisi, quella che all’epoca fu spacciata come una miracolosa cura dell’Alzheimer e di altre forme di demenza. Terapia che, secondo l’accusa, avrebbe previsto umiliazioni e percosse nei confronti dei malati senza alcuna evidenza scientifica circa la sua efficacia.

Nella prima parte della sua arringa, l’avvocato Tempesta ha sottolineato «l’assenza di prove» a carico dei suoi assistiti. «Anzi – ha aggiunto a un certo punto – ce ne sono in senso opposto. Prove di menzogne, incoerenze, inattendibilità. Di Davide Casu in primis ...».

Casu è il supertestimone, uno dei più stretti ex collaboratori del neurologo di Ittiri Giuseppe Dore ma anche lo stesso che a un certo punto si ribellò alle presunte violenze inflitte ai pazienti e con il suo racconto fece partire l’inchiesta. “Elucubrazioni” le ha definite Tempesta, frutto della sete di vendetta che avrebbe animato proprio Casu per esser stato allontanato da Dore. Ma il difensore ha avuto da ridire anche su come si è svolto il processo di primo grado: «Anni di udienze senza prove e con ricostruzioni giuridiche prive di riscontri, assenti già nella fase delle indagini preliminari. Nel mio atto di appello – ha poi aggiunto il legale – ho parlato di incontinenza verbale della sentenza di primo grado perché sono stati addirittura introdotti reati che non esistono nel codice penale. Quello di “setta” ad esempio. Come se andare ad ascoltare lezioni di fisica o di chimica possa essere considerato un reato». Il riferimento è alle motivazioni del verdetto del collegio di primo grado dove si parlava di una “struttura associativa” tipica della «setta», che poteva contare su una «cupola medica» per realizzare la truffa «ai danni dei pazienti o, più di frequente, dei loro familiari, indotti con l’inganno a effettuare significativi esborsi di denaro in favore di Dore». E anche a questo ribatte l’avvocato Tempesta: «Dove sono i soldi, i famosi milioni di euro? Perché non sono stati trovati? Semplicemente perché non sono mai esistiti. Così come non esiste un solo video che mostri Dore, la D’Onofrio, Lai o Dettori invitare qualcuno a picchiare i propri cari. Ce ne fosse almeno uno...».

Tempesta ha quindi sollecitato un’assoluzione nel merito per tutti. La corte ha rinviato al primo febbraio per eventuali repliche. Nello stesso giorno potrebbe esserci la sentenza.

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