La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il campo rom è una bomba ecologica

di Giovanni Bua
Sassari, il campo rom è una bomba ecologica

Dopo l’ennesimo incendio è allarme. L’assessore Meazza: stiamo trovando sistemazioni per tutti 

04 dicembre 2021
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SASSARI. Due nuclei familiari sul punto di trovare finalmente casa, un altro che non ha alcuna intenzione di muoversi dal campo di Piandanna, altri ospiti dell’area “vagano” con camper e roulotte da settimane, con alcuni tentativi di occupazione, anche negli ultimi giorni, di vecchie case cantoniere e strutture disabitate (anche di una scuola). E un nuovo incendio, l’altro ieri, a pochi giorni dall’ultimo incendio che aveva distrutto un rogo dove vivevano una mamma con i i figli piccoli. Ancora cumuli di rifiuti, carcasse d’auto, squadre dei vigili del fuoco a rischiare la pelle tra miasmi tossici e bombole del gas

È una bomba sempre sul punto di esplodere il campo nomadi di Piandanna, che nessuno per ora si è mai nemmeno avvicinato a disinnescare. «Non esiste una soluzione unica, definitiva né, purtroppo, rapida. Ma un lento e costante lavorìo che Comune, forze dell’ordine, operatori, volontari e associazioni portano avanti da anni. E che, finalmente, sta iniziando a dare qualche frutto». Parole del vicesindaco e assessore ai Servizi Sociali Gianfranco Mezza, che appena insediato si è trovato a fronteggiare una protesta di alcune famiglie, arrivate in camper all’assessorato, che chiedevano una nuova sistemazione minacciando nel mentre di vagare per la città. E che da allora ha messo in piedi un dialogo ruvido ma molto franco con la comunità Korakhanè, di religione musulmana, che occupa parte del campo di Piandanna. «Quello che ho messo in chiaro fin dal principio – sottolinea Meazza – è che bisogna rientrare in un percorso di legalità. La situazione è complessa, ma gli strumenti per risolverla ci sono. Certo, se mi chiedono di comprare un terreno o un camper la risposta non può essere che no. Ma pagare un affitto, offrendo garanzia, anche assicurativa, per i padroni di casa, questo sì. All’interno di un progetto di reinserimento che riguarda, è bene ricordarlo, cittadini italiani e sassaresi a tutti gli effetti. Noi siamo pronti, devono esserlo anche loro. E le prime risposte, per fortuna stanno arrivando».

Dopo anni di tentativo a vuoto infatti due famiglie avrebbero avvisto le pratiche per il “contributo affitto” e il dialogo con la proprietà sarebbe bene avviato. «Per fortuna gli occupanti del campo rimasti non sono tantissimi – sottolinea l’assessore – si tratta complessivamente di una decina di famiglie, poco più di 60 persone. Numeri di cui una città come Sassari è assolutamente in grado di farsi carico».

Il tempo però stringe. Il campo di Piandanna è una vera bomba ecologica e sanitaria. Completamente invaso da tonnellate di immondizia accumulate, che hanno avvelenato, come certificato dall’Arpas nel 2017, il terreno (e le acque di falda sottostanti) con idrocarburi, piombo, zinco, stagno, rame, nichel. Teatro di reati ambientali di ogni tipo, per nulla rallentati dai tanti accertamenti (anche con i droni) e le decine di denunce della polizia municipale, con energia elettrica staccata e acqua che scorre senza sosta dai rubinetti sempre aperti. E di ripetuti incendi sempre a un passo dal sfociare in tragedia. Per una volta a mancare non sono i soldi: dal 2018 sono a disposizione 545mila euro dalla Regione. Ma le soluzioni alternative.

«Serve pazienza e determinazione – chiude Meazza – il campo va sfollato e bonificato. Iniziando dalla parte dei Korakhanè, in cui la situazione è drammatica. E proseguendo con quella Ortodossa, dove la situazione è più sotto controllo ma comunque da gestire. Il settore Ambiente è pronto a intervenire con una bonifica straordinaria, ma prima bisogna svuotare il campo. Ed è quello che abbiamo intenzione di fare, con l’aiuto della comunità che lo occupa e di tutta la città».

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