La Nuova Sardegna

Sassari

Dal Gup

Zir di Sassari, non ci fu alcun falso assolti Scognamillo e Carta

Luca Fiori
Zir di Sassari, non ci fu alcun falso assolti Scognamillo e Carta

Il pm ha chiesto il non luogo a procedere

27 giugno 2022
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SASSARI. È stato lo stesso pubblico ministero Giovanni Porcheddu - dopo aver letto la dettagliata memoria difensiva e analizzato decine e decine di prove documentali prodotte - a chiedere il non luogo a procedere al giudice dell’udienza preliminare. Così per Giovanni Salvatore Scognamillo, sassarese di 56 anni, ex direttore del Consorzio industriale di Predda Niedda e Giovanni Antonio Carta, 69 anni, ex commissario liquidatore dello stesso ente e da due anni sindaco del suo paese Bonnanaro, è arrivato il proscioglimento davanti al gup Gian Paolo Piana. I due funzionari, difesi rispettivamente dagli avvocati Stefano Porcu e Agostinangelo Marras, erano accusati in concorso tra loro di aver attestato falsamente (in una delibera del 2012) che Scognamillo fosse stato assunto come direttore generale dell’ente a tempo indeterminato dal 2008.

Cosa che è stato dimostrato al giudice dalla difesa era effettivamente veritiera. Solo Scognamillo doveva rispondere poi di aver esercitato la funzione di direttore dello Zir senza averne più il titolo (titolo che in reltà aveva, come risulta dalla delibera con cui venne assunto con la dicitura “a far data da...”) e di aver chiesto al Consorzio il pagamento di indennità di missione per varie trasferte di lavoro per un totale di 9790 euro. Soldi che secondo gli investigatori del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza - che avevano svolto le indagini - non gli spettavano, perché sarebbero stati spesi per «ragioni esclusivamente private e personali».

Durante l’udienza in tribunale è stato lo stesso titolare dell’inchiesta che aveva inizialmente sollecitato il rinvio a giudizio per Scognamillo e Carta a chiedere che venissero entrambi prosciolti per non aver commesso i reati che gli erano stati inizialmente contestati. Per Scognamillo, finito nel mirino della Procura dopo una serie di guerre all’interno dell’ente, sfociata in querele e denunce reciproche a tutti i livelli, si tratta del terzo proscioglimento (sempre difeso dall’avvocato Stefano Porcu) in appena quattro mesi. Lo scorso febbraio era stato il pm Mario Leo a chiedere il suo rinvio a giudizio per peculato e abuso d’ufficio. In quell’occasione era stato il gup Giuseppe Grotteria a proscioglierlo, due giorni prima della terza archiviazione.

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