CASTELSARDO. La sua storia è rimasta per secoli imprigionata tra lettere d’inchiostro e pagine ingiallite dal tempo. Qualcuno però adesso si è preso la briga di mettersi sulle sue tracce con l’obiettivo di trascinarla fuori dal dimenticatoio dell’antichità. E così si scopre che a Castelsardo, in un tempo lontano, esisteva una piccola chiesa consacrata a Maria Maddalena. I dubbi stanno a zero, perché la sua storia, anche piuttosto dettagliata, è tutta riportata in alcuni documenti attualmente in corso di studio. Ma il vero problema, che carica di mistero l’intera vicenda, è la collocazione. L’edificio si trovava certamente nel centro storico, ma il fatto è che non si conosce né il punto esatto né la zona. «Della chiesa di Santa Maria Maddalena sappiamo tutto, tranne la collocazione» sorride don Francesco Tamponi, il direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della diocesi di Tempio-Ampurias, oltre che responsabile dello stesso ufficio regionale. Ci sarà da indagare un bel po’, insomma. E non è da escludere che, prima o poi, qualcosa salti finalmente fuori e che l’area in cui sorgeva la vecchia chiesa venga dunque individuata. Ma nel frattempo, proprio per celebrare le tracce lasciate dal culto di Maddalena nel borgo di Castelsardo, venerdì sera sarà inaugurata una mostra di antiche stampe raffiguranti proprio la santa seguace di Gesù Cristo.
Chiesa e scuola. La chiesa di Santa Maria Maddalena venne costruita probabilmente in epoca medievale. Ma nei documenti in possesso della diocesi compare per la prima volta nei primi anni del Seicento. Proprio in quel periodo venne infatti utilizzata come scuola per i ragazzi della cattedrale. «Si studiava canto – spiega don Francesco Tamponi –. E nello specifico “canto figurato” e “canto piano”, ma anche grammatica e latino». Gli studiosi sono anche riusciti a scoprire quanto guadagnava un maestro di allora: 50 scudi all’anno, circa 2-3 volte più di un manovale. La chiesa rimase una scuola fino alla fine del Settecento, quando venne istituito il seminario minore. Poi di lei non si seppe più nulla. Da capire, inoltre, anche il tipo di “canto figurato” che si studiava ai tempi. «Forse una forma di polifonia rimasta poi nei canti della confraternita» dice don Tamponi. È stato invece accertato che gli studi non si interrompevano d’estate, come accade oggi, ma nel periodo del carnevale.
Il mistero. Della chiesa di Maddalena, insomma, si sanno molte cose. Tranne però la cosa più importante: il luogo in cui sorgeva. «Non sappiamo cosa sia accaduto alla chiesa, ma di sicuro venne fagocitata dallo sviluppo urbano – spiega don Tamponi –. Ma credo che un giorno si riuscirà a individuare la sua collocazione».