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Rogo a Truncu Reale, le due inchieste si avvicinano: sigilli allo stabilimento Gesam

Gianni Bazzoni
Rogo a Truncu Reale, le due inchieste si avvicinano: sigilli allo stabilimento Gesam

I carabinieri del Noe sequestrano l’impianto distrutto dalle fiamme. La Procura sta svolgendo accertamenti sul rogo e sulla morte di un operaio

09 agosto 2022
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Sassari Due inchieste parallele, legate allo stesso posto, che viaggiano sempre più vicine e solo nei prossimi giorni si potrà capire quanto abbiano a che fare una con l’altra. Ieri lo stabilimento della “Gesam srl” a Truncu Reale è stato messo sotto sequestro su disposizione della procura della Repubblica di Sassari che indaga sia sulla morte in fabbrica di un lavoratore accaduta il 25 luglio che sul rogo improvviso e devastante che ha bruciato e polverizzato con emissioni in atmosfera tonnellate di plastica in balle.

Il provvedimento del sostituto procuratore Giovanni Porcheddu è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Sassari. Incendio doloso aggravato, questa l’ipotesi confermata ieri mattina. Situazione delicata, e molto. Lo si intuisce dalla prudenza delle posizioni, dall’attesa di alcuni riscontri, dalle prime mosse (come il sequestro dei telefonini a colleghi dell’operaio morto e ad alcuni esponenti della società) e da una serie di accertamenti tecnici specifici i cui risultati si potranno conoscere solo tra qualche giorno. Si punta in particolare a determinare con precisione i punti di partenza delle fiamme: secondo indiscrezioni trapelate anche ieri sarebbero due, in posizioni differenti e con materiali diversi: plastica e carta. Ma si capirà meglio una volta depositate le relazioni tecniche.

Quello che resta di un disastro ambientale del quale si parlerà a lungo dopo tre giorni di fiamme e fumo nero, è un deposito che ora ha un solo colore, il grigio. Sembra una realtà bombardata, con i ristagni dell’acqua utilizzata in quantità industriale per cercare di spegnere e raffreddare le strutture e la terra, il materiale inerte impiegato per soffocare le fiamme, per togliere l’ossigeno e spegnere i focolai. E poi brandelli di cemento armato, “tagliati” via con le pinze idrauliche della gru e le pareti dei capannoni “cotti” dalle alte temperature e abbattute per evitare che potessero rappresentare un pericolo continuo per le persone. Da ieri sera non ci sono più fiamme evidenti nel deposito e in tutta l’area dello stabilimento della “Gesam” l’azienda che opera nel settore del riciclo di plastica, carta, vetro e alluminio. Di fatto l’emergenza fuoco può dirsi conclusa e la decisione è stata quella di mantenere un presidio anche nel corso della notte: due squadre dei vigili del fuoco di Sassari per fare scattare interventi tempestivi in caso di riaccensioni. Sul posto anche la Protezione civile comunale con la torre faro.

Nel pomeriggio la delicata fase delle demolizioni “preventive”, per spazzare il campo da rischi sempre presenti, da cedimenti strutturali possibili. Con un mezzo meccanico dotato di un braccio di 20 metri, schierato dalla Protezione civile e sotto la direzione dei vigili del fuoco, sono state abbattute le porzioni pericolanti dei capannoni, ormai inutilizzabili anche in prospettiva futura. Una parte centrale dell’emergenza - quella che resta anche con l’incendio spento - riguarda gli aspetti ambientali. Non c’è bisogno di essere grandi esperti per capire che la plastica bruciat a in quelle quantità industriali ha sprigionato sostanze tossiche in atmosfera, il vento le ha distribuite in modo quasi equo in un territorio vasto.

Le popolazioni sono state avvertite preventivamente, invitate a tenere le finestre chiuse nei momenti più critici. Da Sassari a Porto Torres, da Sorso a Osilo, la gente si è svegliata con quell’odore di plastica bruciata. Finora è stato detto che non si registrano problemi per le persone, la speranza è che sia così. C’è poi l’aspetto delle coltivazioni, dei prodotti destinati al consumo alimentare: servono certezze più che ipotesi, verità certificate con i dati piuttosto che rituali rassicurazioni.

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