La Nuova Sardegna

Sassari

Il flop di Bitcoin/Ethereum 

Una chiave usb sotto al materasso per dare un taglio alla Criptoisteria

di Salvatore Santoni
Una chiave usb sotto al materasso per dare un taglio alla Criptoisteria

Tra crac e truffe le monete digitali in un anno bruciano 2 miliardi di dollari

09 gennaio 2023
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Sassari Hackeraggi impensabili, “schemi Ponzi” sanguinosi, wallet risucchiati in bancarotte miliardarie. Alla fine della fiera, per uscire dalla criptoisteria che aleggia da qualche mese nella galassia della finanza digitale inizia a farsi largo l’idea per mettere al sicuro le proprie criptovalute sia necessario tornare il più classico dei rimedi ma in salsa hi-tech: una chiave usb nascosta sotto al materasso.

L’ecosistema delle criptovalute si regge su una sicurezza granitica come la blockchain (catena di blocchi), un codice blindatissimo che “conia” e certifica l’esistenza unica di una data moneta digitale. La loro natura disintermediata le rende pericolosamente scambiabili a chiunque abbia un computer o uno smartphone tra le mani. I dolori arrivano dopo, quando si parcheggiano le criptovalute in wallet, portafogli digitali, che si rivelano fregature di prima categoria. O perché risultano mal protette dal punto di vista informatico oppure perché si scoprono essere sistemi truffaldini in stile “schema Ponzi”. Cioè quello che pare sia avvenuto negli Stati Uniti poche settimane fa, quando il crack dell’exchange Ftx ha aperto un vaso di pandora gettando nel panico l’ambiente cripto.

Nell’ultimo anno tutte le criptovalute avrebbero polverizzato qualcosa come 2mila miliardi di dollari di valore. I numeri del tonfo non possono fare a meno dei 30 miliardi di dollari di buco potenziale a danno di circa un milione di investitori coinvolti nel crac di Ftx, la piattaforma di criptovalute fondata da Sam Bankman-Fried – patrimonio netto da 17 miliardi, a trent’anni è entrato nella lista delle 100 persone più ricche del pianeta – o dai 3,6 miliardi disinvestiti in pochi giorni su Binance, la più famosa piattaforma per lo scambio di valute digitali.

La prima cosa da fare per proteggersi è non lasciare i soldi digitali in un portafoglio online. Sono infatti luoghi virtuali non regolamentati che operano un po’ come gli pare. E infatti spesso si comportano come banche, utilizzano i depositi senza le tutele previste dai fondi di garanzia e non sono nemmeno assicurate. Quindi il rischio di perdere tutto è molto concreto. Inoltre, si tratta di sistemi informatici, e come tali sono sempre a rischio di intrusioni telematiche. La cosa più sicura al mondo è quello che in gergo si chiama cold wallet, un drive usb da conservare come fosse un portafoglio fisico pieno di banconote. A quel punto l’unico accorgimento è evitare di perdere la chiavetta.

Ultimamente non se la passano bene nemmeno Bitcoin ed Ethereum, le due principali criptovalute, che hanno già registrato forti cali negli ultimi mesi. I tempi in cui il Bitcoin era schizzato a 68mila dollari sembrano bei ricordi lontani. Eppure accadeva soltanto un anno fa, mentre oggi viaggia intorno ai 16mila. Dall’inizio dell’anno le due monete elettroniche hanno perso qualcosa come il 75% di capitalizzazione. Oggi il Bitcoin vale poco più di 300 miliardi di euro ed Ethereum circa 150 miliardi. Significa che in un anno si sono volatizzati oltre 700 miliardi. A contribuire al crollo la guerra in Ucraina ma anche le incertezze legate all’economia, gli aumenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali di mezzo mondo. Senza dimenticare i costi energetici. Sì, perché produrre (minare) criptovalute serve potenza di calcolo, cioè computer performanti e quindi corrente elettrica.


 

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