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Sassari, gli albergatori: «Il centro storico porta della città, chi governa deve dargli più amore»

di Davide Pinna
Sassari, gli albergatori: «Il centro storico porta della città, chi governa deve dargli più amore»

I gestori delle strutture ricettive chiedono sostegno, illuminazione e pulizia

13 novembre 2023
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Sassari «Il recupero del centro storico di Sassari passa per due fattori: gli investimenti dei privati ​​e una maggiore cura da parte di chi ci governa». Non hanno dubbi i gestori delle strutture ricettive della città vecchia, che da tempo affronta quello che potrebbe apparire come un inesorabile declino. Gli episodi violenti, come la sparatoria del 19 ottobre a San Donato, sono solo l'elemento più visibile di un quadro fatto di serrande abbassate, scarsa illuminazione e pulizia, palazzine in rovina e racket dello spaccio e della prostituzione. Ma il declino non è inesorabile, secondo alcuni. Antonello Daga gestisce la struttura ricettiva Cavallotti, a due passi da piazza Azuni, ed è il presidente di Hostitality Sardinia, l'associazione di Confcommercio che rappresenta le locazioni turistiche brevi.

«C'è un elemento che dev'essere chiaro: il centro storico basso, con corso Vittorio Emanuele e corso Vico, è la porta d'ingresso della città per tutti i visitatori, e non sono pochi, che arrivano in treno o in pullman. Chi l'attraversa ha la sensazione di transitare in una zona poco sicura, è innegabile. Basterebbe una maggior presenza di forze dell'ordine e un intervento sull'illuminazione per migliorare questa sensazione».

C'è poi tutta un'altra serie di elementi non legati alla sicurezza attorno a piazza Sant'Antonio: «Troppe serrande abbassate, troppi pochi servizi: per esempio, non ci sono banche e pochissimi ristoranti e trattorie tipiche. E poi i parcheggi, da quando ha chiuso Corte Santa Maria non se ne trovano più». Ma la speranza non manca: «Basta guardare come sono rinate via Torre Tonda e piazza Tola» spiega Daga. Francesco Piras gestisce Manta Room Experience in piazza Quadrato Frasso e racconta: «Vedo un certo fermento, privati ​​che aprono locali e piccole attività e si mettono in gioco: quello che manca è l'accompagnamento del sistema, il sostegno del pubblico». Senza questo stimolo, il problema è destinato a peggiorare: «I nostri clienti sono di fascia alta e apprezzano il centro storico di Sassari. Però si rendono conto, girando negli altri centri del Nord, che c'è qualcosa che non va: non lo chiamano ancora degrado, ma percepiscono l'abbandono. Ed è un circolo vizioso, perché più cresce il degrado più i residenti si abituano. Servire un miglioramento del senso civico, sicuramente, e servire una maggiore attenzione da parte di chi governa. Ma soprattutto c'è la necessità di un cambiamento di sistema, che va dal potenziamento dei voli in inverno a imporre la ristrutturazione delle facciate. Ci vorranno dieci anni, bisogna iniziare subito».

La situazione non scoraggiante nemmeno chi vuole ancora insediarsi, come Alessandro Ledà d'Ittiri, che aprirà la sua struttura ricettiva fra poche settimane, sempre in piazza Quadrato Frasso. «Penso che la rinascita possa partire anche da noi che investiamo. Faccio sempre l'esempio di piazza Tola, zona rossa dopo le otto di sera fino a qualche tempo fa: ha iniziato un singolo coraggioso e ora è il centro della vita notturna sassarese. Ma non basta, il pubblico deve fare il censimento del centro storico, non è possibile che in case di 50 metri quadri vivano 20 persone. E deve sanzionare i proprietari che affittano senza contratto. E poi, una presenza costante delle forze dell'ordine che scoraggerebbe chi spaccia o delinque. Il centro storico è bellissimo, ma il coraggio di chi investe va sostenuto dalle istituzioni».

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