La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Sassari, abusi sessuali su una 15enne: condannato amico di famiglia

di Nadia Cossu
Sassari, abusi sessuali su una 15enne: condannato amico di famiglia

Palpeggiamenti dentro l’auto, inflitti tre anni a un 56enne

23 marzo 2024
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Sassari Alla lettura della sentenza ha avuto un malore. Si è sempre dichiarato innocente rispetto alla terribile accusa che gli era stata mossa e quando ieri mattina il gup Gian Paolo Piana lo ha condannato a tre anni e sei mesi per violenza sessuale nei confronti di una quindicenne, si è sentito male. Era il classico amico di famiglia, quindi una persona di fiducia che frequentava la casa dove la ragazzina viveva (e vive) con il papà e con la mamma. Un uomo che, proprio per via del rapporto che aveva con i suoi genitori, non le faceva paura. E se si offriva di darle un passaggio in macchina non aveva alcun problema ad accettarlo. E invece, stando al racconto fatto dalla quindicenne, quella stessa persona avrebbe abusato di lei sessualmente con palpeggiamenti insistenti nelle parti intime che l’avrebbero spaventata a tal punto da convincerla a raccontare tutto ai genitori.

Un unico episodio era stato contestato all’imputato e si sarebbe verificato all’interno di un’auto, dove erano presenti la giovane vittima e sua sorella. Qui il 56enne, secondo le accuse, avrebbe “palpeggiato insistentemente” la ragazzina introducendo la mano anche sotto gli indumenti, benché lei cercasse di allontanarlo con altrettanta insistenza, “manifestando il proprio dissenso e scostando la mano”. Un trauma che le avrebbe creato un disagio talmente forte da spingerla a sfogarsi con i genitori. Durante l’incidente probatorio, la specialista incaricata dal giudice, aveva stabilito che la quindicenne fosse «in grado di percepire con sufficiente correttezza la realtà e di riferirla adeguatamente».

Dall’esame e dai colloqui clinico-forensi non sarebbero infatti emersi «indicatori di psicopatologia tali da alterare l’esame di realtà e la percezione della stessa». Conclusioni che, in sintesi, rendevano la giovane in grado di riferire quel fatto con consapevolezza. E lo aveva fatto, sempre assistita dall’avvocato Patrizia Marcori. Per i difensori Agostinangelo Marras e Carlo De Cesaro – che ieri hanno chiesto l’assoluzione del 56enne e in subordine la sussistenza dell’ipotesi della minore gravità del fatto (accolta dal gup) – il racconto della 15enne avrebbe invece descritto una «situazione illogica. Dentro l’auto sarebbe stata presente una sorella che, sveglia e col cellulare acceso, non avrebbe visto né sentito nulla. Né la presunta vittima le avrebbe raccontato alcunché».

La ragazzina, a questo proposito, aveva spiegato di temere che l’uomo potesse fare del male anche alla sorella. L’imputato, al contrario, sosteneva che la giovane si fosse vendicata di lui perché sarebbe stata respinta. I difensori hanno preannunciato ricorso in appello.

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