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Assistenza a rischio

Ge.Na. via libera del tribunale di Sassari, arrivano i soldi per gli stipendi

di Giovanni Bua
Ge.Na. via libera del tribunale di Sassari, arrivano i soldi per gli stipendi

Sbloccato il Durc indispensabile per incassare 800mila euro crediti dal sistema sanitario regionale

02 maggio 2024
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Sassari Fine dell’incubo per la Ge.Na. e per i suoi cento dipendenti. Con un’ordinanza datata 30 aprile la sezione lavoro del tribunale di Sassari ha sciolto la riserva e ha disposto che l’Inps rilasci all’opera il documento unico di regolarità contributiva positivo. Documento indispensabile perché la società riceva i circa 800mila euro di crediti maturati in questi primi mesi con il servizio sanitario regionale e le banche concedano l’anticipo fatture per il pagamento degli stipendi e dei fornitori.

Stipendi che mancano ormai da tre mesi, rendendo insostenibile la vita per i cento dipendenti e le loro famiglie, che continuano a prestare la loro indispensabile opera assistendo i 75 “residenti” della struttura punto di riferimento per l'assistenza e la riabilitazione per disabili psichici con un centro per l’autismo unico nel Nord Sardegna.

«Abbiamo già avuto interlocuzioni con la direzione regionale dell’Inps – sottolinea raggiante il direttore generale della Ge.Na. Salvatore Piras – che si attiverà immediatamente per il rilascio del documento. A quel punto si potranno sbloccare i pagamenti dovuti e gradualmente, ma comunque in maniera celere, potremmo pagare quanto dovuto a dipendenti e fornitori. E riprendere il nostro cammino di ricostruzione con la necessaria serenità. Per noi è la fine di un periodo davvero complesso, ma anche la conferma che eravamo nel giusto».

Conferma che arriva dalle parole del tribunale, che in tre pagine di ordinanza sottolinea quanto la Ge.Na. sosteneva da mesi, e cioè che i debiti previdenziali verso l'Inps accumulati, che hanno causato l’irregolarità del Durc, derivano dalla proceduta di concordato preventivo in continuità attivato dall’azienda, con il divieto legislativo di pagare crediti anteriori aventi diversa natura da beni o servizi essenziali per la prosecuzione dell’attività di impresa (tra i quali non rientrano quelli per contributi previdenziali o assistenziali) a tutela del principio della par condicio creditorum.

«L'assenza del Durc – sottolinea il tribunale – compromette la prosecuzione dell'attività di impresa e la stessa fattibilità del piano concordatario in continuità aziendale. Ciò è sufficiente a concretare l'obiettiva urgenza incompatibile con i tempi del giudizio ordinario e ordinare ad Inps il rilascio, a favore della ricorrente, del documento».

Si riprende il cammino insomma. Mentre scorrono i 60 giorni di proroga concessi per la presentazione del piano di risanamento, su cui si gioca il futuro dell’Opera. Il concordato preventivo in continuità è un’istituzione del diritto fallimentare che ha lo scopo di salvare un’azienda, ma solo una volta che i giudici avranno deciso se il piano di risanamento presentato sia affidabile o no. Il problema, in questo caso, è che prima di mettere nero su bianco quali siano le prospettive future dell’istituto è indispensabile sbloccare due partite: la convenzione con Ares che attivi i 15 posti già accreditati dalla scorsa estate (che oltretutto servirebbero ad ospitare tutti quelli che non hanno più posto a Rizzeddu, che nel mentre ha cessato il servizio), che da soli garantirebbero ulteriori 700mila euro di maggiori incassi annuali. E le tariffe regionali che vengono corrisposte per ogni pazienti bloccate ormai da anni e su cui il confronto con la giunta regionale appena insediata dovrà iniziare al più presto possibile.

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