Sassari, la fragilità di un grande territorio che ha perso di vista il lavoro
Sanità, energia e industria i temi centrali delle vertenze senza traguardo
Sassari Un po’ di musica, qualche festa c’è ma non è quella del lavoro. Ormai non è più la priorità da qualche anno e a forza di ripetere che “il lavoro resta centrale” non si capisce più da quale parte sia finito. C’è una generazione senza stipendio che non sa neppure quando e se avrà diritto alla pensione.
Resta il ricordo delle battaglie vere, creative e coraggiose che per decenni hanno oltrepassato i confini territoriali e della Sardegna per approdare a livello nazionale. Di quei tempi, di quell’attenzione e di quella forza ci sono solo immagini sbiadite. E dire che i problemi non mancano: le vertenze aperte nel Sassarese sono sempre le stesse ormai da anni: industria, energia e sanità. Ma ogni volta che si apparecchia la tavola con le possibili soluzioni c’è sempre qualcosa che inceppa gli ingranaggi della rinascita. Così si procede con un inseguimento che non finisce mai.
L’industria è stata la scuola dove si costruivano le lezioni per le vertenze mirate allo sviluppo e alla tutela dei diritti dei lavoratori. Oggi dell’ex petrolchimico di Porto Torres non c’è quasi più niente e le speranze riposte sulla chimica verde sono al momento collegate alla convocazione di una cabina di regia che vuol dire tutto e niente. L’appuntamento al Ministero del 29 aprile è saltato, forse perché non c’era niente da dire dopo ben tre anni passati per ottenere una data utile. Il risultato è che la chimica verde non è stata gestita, volutamente abbandonata e questo avviene nella fase di piena operatività su autonomia industriale e transizione energetica, con mille problemi da risolvere.
Il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia il 25 aprile in piazza ha posto l’accento sull’importanza del lavoro come fondamento della libertà. «Non c’è vera democrazia senza libertà. Non c’è democrazia senza la possibilità per ogni persona di autodeterminarsi e di emanciparsi dal bisogno, che è la prima forma di sudditanza, di schiavitù. Non è un caso che i nostri padri e le nostri madri abbiano optato per fondare la Repubblica democratica italiana sul lavoro. Il lavoro come opportunità di sottrarsi a ogni forma di sudditanza sociale, morale e materiale, ma anche come possibilità di realizzazione della persona nelle sue differenze».
Sì, lavoro prima di tutto. Di ogni festa piccola e grande, di chissà quali invenzioni per provare a smuovere una fase silenziosa e troppo confusa con i tentativi ripetuti di camuffare i diritti dei lavoratori.
«Bene ha fatto il sindaco di Sassari a sottolineare il valore del lavoro – ha detto il segretario generale della Cgil Massimiliano Muretti – e lo ha indicato come elemento centrale. É bello sentirlo dire. I temi sui quali sviluppare il confronto sono chiari da tempo: ma sulla partita dell’industria e dell’energia non c’è chiarezza e così non si può parlare di crescita. Servono risposte e non promesse».
Sergio Mura, segretario generale della Cisl ha affermato che «a Sassari e nel territorio, le fragilità sociali ed economiche sono sotto gli occhi di tutti. Il tessuto industriale è in affanno, le aree interne si spopolano, i giovani faticano a trovare prospettive e la sanità pubblica è in profonda crisi, con servizi che si riducono e territori interi lasciati scoperti. Le liste d’attesa si allungano, i presidi sanitari si svuotano e i cittadini, specie nelle zone più periferiche, si sentono abbandonati. Rivendichiamo un tavolo territoriale permanente, che metta insieme istituzioni, parti sociali, mondo economico e della conoscenza. Serve un luogo dove costruire strategie condivise, risposte concrete, investimenti mirati. Non servono promesse, servono azioni. E il tempo è ora: vogliamo politiche industriali, una sanità pubblica efficiente, un welfare vicino alle persone, una formazione che dia futuro ai nostri giovani. La nostra idea di Primo Maggio è fatta di contrattazione, coesione e giustizia sociale».
Per Marco Foddai, segretario della Feneal Uil , il Primo Maggio è il giorno delle domande inevase: che fine ha fatto l’industria? Dove sono le risposte per la sanità pubblica in crisi? Che futuro offriamo ai giovani che lasciano Sassari per cercare altrove un’opportunità?
«Chiediamo con forza un cambio di passo: servono scelte politiche coraggiose, servono investimenti, servono risposte. E serve convocare subito un tavolo territoriale serio e operativo, che metta al centro il lavoro, la coesione e i diritti. Festeggiare il lavoro vuol dire proteggerlo, crearlo, renderlo dignitoso. Noi siamo qui per questo. Sempre».