Ex discarica di Calancoi, il Comune pronto all’acquisto
Il sito è troppo inquinato per essere restituito ai proprietari. Finì al centro delle inchieste sulla loggia P3. In un’intercettazione Flavio Carboni parlò della più «grossa vergogna d’Italia»
Sassari Quindici anni di rifiuti, accumulati fra il 1983 e il 1997, quando la raccolta differenziata era un miraggio. E poi trent’anni di bonifiche prima auspicate e poi in parte cominciate, ma non ancora concluse e che forse non lo saranno mai. Perché la bonifica dell’ex discarica comunale di Calancoi, sulla strada fra Sassari e Osilo, è un’impresa titanica.
Ora, il Comune ha deciso di acquistare definitivamente i terreni che la ospitarono dal 1983 Secondo una sentenza della corte d’appello, li dovrebbe restituire alla società che ne è legittima proprietaria, la Mediterranea 96, alla quel dovrebbe anche risarcire i danni, quantificati nel 2014 in 118mila euro. I magistrati avevano ribaltato la sentenza di primo grado favorevole al Comune, stabilendo che non c’era stata una formale espropriazione da parte dell’ente locale. Ma per la giunta guidata da Giuseppe Mascia si tratta di una soluzione impraticabile: quando Calancoi venne occupata dal Comune, era una cava di tufo profonda sette metri; oggi, è una collinetta (composta di rifiuti) di 20 metri fuori terra.
«Restituendo i terreni in queste condizioni, l’amministrazione si esporrebbe al rischio di un nuovo risarcimento danni» si legge nella delibera approvata in giunta su proposta dell’assessore dell’Ambiente e vice sindaco Pierluigi Salis. E allora, restano solo due opzioni: acquistare l’area con una normale compravendita, e su questo sono in corso le trattative fra il Comune e l’azienda, o fare ricorso alla cosiddetta acquisizione coattiva sanante. In altre parole, una sorta di esproprio retroattivo che sana l’occupazione abusiva e riconosce al proprietario un’indennità. Le due opzioni saranno valutate nelle prossime settimane dagli uffici e dalla giunta e, al momento, è impossibile stimare i costi dell’eventuale compravendita.
Certamente non si tratterà di pochi spiccioli, dato che si parla di un lotto di 10 ettari. Un terreno immenso, che si affaccia su un’area dal nome incantevole e pittoresco: valle dei Ciclamini. E la stessa Calancoi è una collinetta verdeggiante e rigogliosa. Cosa c’è davvero là sotto, lo si potrà capire al termine del piano di monitoraggio ambientale che si dovrebbe concludere nel 2027. L’ex discarica fa parte del sito di interesse nazionale dell’ex zona industriale di Porto Torres: una delle aree più inquinate in Italia.
E la sua storia si intreccia con quella di uno dei protagonisti di alcuni dei principali misteri italiani, Flavio Carboni, il cui nome compare nelle inchieste sulla P2 e sulla morte del banchiere Roberto Calvi a Londra dopo il crac del Banco Ambrosiano. Scomparso nel 2022, Carboni aveva una partecipazione azionaria nella società che gestiva la discarica. E la definì, come emerse dalle intercettazioni legate all’inchiesta P3, «la più grossa vergogna mai accaduta in Italia», facendo riferimento alle tonnellate di rifiuti pericolosi e incontrollati che erano state gettate a Calancoi negli anni, anche dopo la chiusura ufficiale della discarica. Ora, si apre un nuovo capitolo nella storia travagliata della discarica. La speranza è che possa essere quello che porta alla chiusura della storia, con il completamento delle bonifiche e la restituzione dell’area ai cittadini.