I volti e le voci della Cavalcata, dalle magliette sardo-argentine allo street food giapponese – VIDEO
Gian Marco da Cagliari ci racconta qual è il panino che va di più, mentre Claudio Usai di Sanluri, cinquant’anni dietro le braci ardenti, svela i segreti del pesce arrosto
Sassari Anche chi sta ai confini dell’inquadratura, può essere protagonista. È la grande lezione che si apprende per le strade di Sassari, il giorno della Cavalcata Sarda. Mentre tutti gli obiettivi sono rivolti verso gli splendidi abiti della tradizione, dietro le transenne si anima un mondo curioso e ricco.
C’è Claudio Usai, da Sanluri, si muove fra le braci ardenti con maestria, nonostante il calore insopportabile: «Per fare questo lavoro bisogna essere pazzi» confessa. E lui lo fa da 50 anni, da quando ne aveva sei, fra anguille, muggini e calamari. Poi c'è Cristina, che arriva dalla Penisola e vive a Porto Torres da 20 anni: «E ancora non avevo visto la Cavalcata. Ora che l'ho fatto, sono molto felice!». E infine Roberta e Cristina, che arrivano da Dolianova, e stanno dietro ai fornelli in una bancarella che si chiama Kintsugi. Fanno cucina orientale, dal Giappone alla Thailandia e persino al Kirghizistan e vincono senza rivali il premio di bancarella più originale di tutta la Cavalcata
Ma poi si incontra anche Gian Marco, da Cagliari, ci dice qual è il panino che va di più nel suo camion-bar “Barracca Manna”, mentre Maria, 21enne sardo-argentina, racconta i segreti dietro le magliette dipinte a mano dai suoi genitori e Asia, di Ossi, le sensazioni che si vivono al di qua delle transenne.