Non violentò né maltrattò la zia di 84 anni, assolto un 57enne
Sassari, l’uomo è stato condannato per peculato: usò il bancomat dell’anziana, di cui era amministratore di sostegno, per spese personali
Sassari Un anno e dieci mesi di reclusione contro i cinque anni che erano stati sollecitati dal pubblico ministero.
Si è concluso nella mattinata di oggi giovedì 29 maggio con una sentenza di condanna il processo a carico di un 57enne finito a giudizio per violenza sessuale, maltrattamenti e peculato nei confronti di un’anziana zia che all’epoca dei fatti aveva 84 anni.
Il collegio presieduto dal giudice Monia Adami (a latere Valentina Nuvoli e Paolo Bulla) ha assolto l’imputato (difeso dall’avvocato Stefano Porcu) dai reati più gravi, ossia gli abusi sessuali e i maltrattamenti e lo ha condannato per peculato in quanto, nel suo ruolo di amministratore di sostegno, avrebbe utilizzato le carte bancomat della zia per fini personali.
«Mi toccava il sedere e mi chiedeva di sdraiarmi assieme a lui sul letto e mentre mi toccava sulle natiche mi diceva: “Hai paura che ti metta le mani fra le cosce?”» aveva raccontato la persona offesa nella denuncia facendo così finire il nipote in tribunale con accuse pesantissime. L’imputato, però, si era sempre difeso, sostenendo che quei reati contestati erano solo frutto di fantasia e che, da quando era stato nominato amministratore di sostegno della zia se ne era sempre preso cura.
L’anziana aveva anche detto che con cadenza quotidiana lui le avrebbe impedito «di muoversi liberamente all’interno della sua abitazione, proibendole di accedere al cucinino e di entrare in cucina mentre lui guardava la tv per non essere disturbato». Sempre secondo l’accusa, il 57enne avrebbe «inchiodato la porta d’ingresso», avrebbe rimproverato la zia «di mangiare troppo e di bere troppo».
Ma queste accuse sono cadute nel corso del dibattimento, anche in seguito alle testimonianze rese in aula da diverse persone che non avrebbero mai assistito a condotte di questo tipo. Anzi: da quando il nipote era diventato amministratore di sostegno, la zia si era decisa a fare tutta una serie di lavori a casa. Abitazione che prima di allora sarebbe stata in condizioni disastrose: molto sporca, senza acqua e senza luce.
Era stata sentita in aula anche una vicina di casa che aveva raccolto le confidenze dell’anziana sul fatto che il nipote fosse sgarbato con lei e che non le desse soldi ma la teste non aveva mai assistito a nessun tipo di maltrattamento.
In qualità di amministratore di sostegno (da qui l’accusa di peculato) e avendo la disponibilità del denaro dell’anziana, l’imputato per l’accusa se ne sarebbe appropriato «utilizzandolo per spese che esulavano da quelle concernenti la cura e i fabbisogni della zia, quali gioiellerie, meccanici, gommisti». Da qui la condanna a un anno e dieci mesi.