Lo ha ucciso e poi ha infierito sul cadavere – La ricostruzione choc dell’omicidio Sedda
Il 20enne arrestato a Porto Torres avrebbe deturpato il corpo con prodotti chimici e inviato la foto della vittima a un amico
Sassari Dopo averlo ucciso, avrebbe infierito sul cadavere, deturpando il corpo. Emanuele Sircana, il 20enne arrestato all'alba di oggi, 4 giugno, a Porto Torres, con l'accusa dell’omicidio di Mario Sedda, 39 anni avrebbe persino inviato su Whatsapp ad un amico la foto delle mani e degli indumenti insanguinati. Il giovane è stato arrestato a conclusione di prolungate indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Sassari. I particolari sull’omicidio emergono dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale per i Minorenni di Sassari. Sircana è ritenuto presunto responsabile del delitto - aggravato dall'aver adoperato sevizie e aver agito con crudeltà - nonché vilipendio di cadavere - per aver deturpato il corpo del deceduto attraverso l'utilizzo di prodotti chimici, forse per tentare di distruggere il cadavere.
Il medico legale aveva costatato che il decesso era stato provocato da diverse ferite, inferte utilizzando un coltello con lama in ceramica della lunghezza complessiva di circa 20 centimetri e da una grossa pietra. Inoltre dagli accertamenti medico legali era stato possibile datare l’epoca del decesso tra il 29 e 30 marzo 2021 e il perito incaricato dalla Procura di Sassari aveva accertato che la tortura subita da Mario Sedda si era protratta nel tempo mentre la stesso versava in uno stato di incoscienza, descrivendo l’atto come una tortura inflitta in un momento di incapacità di reagire della vittima che - era stato accertato - prima di morire aveva assunto grosse quantità di sostanze alcoliche e non era quindi in grado di difendersi. In particolare gli accertamenti eseguiti, sviluppati anche con il supporto dei Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche di Cagliari, avevano comportato prolungate intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi delle immagini di decine di impianti di videosorveglianza e numerose perizie tecniche, e l'interrogatorio di circa 150 potenziali testimoni. Dalle perizie sui telefoni sequestrati erano state ritrovate anche le immagini che il 20enne aveva inviato all'amico e che ora - secondo le accuse delle Procura dei minori - lo incastrerebbero.