La Nuova Sardegna

Sassari

L’intervista

Giuseppe Mascia: «Sassari sarà la guida della rinascita del nord ovest»

di Giovanni Bua

	Il sindaco Giuseppe Mascia (foto di Mauro Chessa)
Il sindaco Giuseppe Mascia (foto di Mauro Chessa)

Il sindaco fa il punto a un anno dal suo insediamento a Palazzo Ducale

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Sassari Cultura, ambiente, sicurezza. Urbanistica e lavori pubblici. Programmi, aspirazioni, sogni. Fiducia e paure. E la convinzione che Sassari diventerà la guida della rinascita del nord ovest.

Traccia il bilancio del suo primo anno di mandato Giuseppe Mascia e guarda già al passo successivo: la Città Metropolitana.

Sarà lei il sindaco metropolitano?

«Così prevede la legge vigente, l’ultimo passaggio in Regione e anche il buon senso. Penso che sia naturale che a guidare la Città Metropolitana sia il sindaco del capoluogo».

Dove troverà il tempo?

«Sassari ragiona già come guida del territorio. E i colloqui con gli altri primi cittadini sono costanti e costruttivi per le tante partite in campo. Penso al porto, all’aeroporto, alla viabilità, alle questioni energetiche, ai servizi, ai grandi temi del lavoro e della sanità. Remiamo tutti dalla stessa parte, quello che ci serve è una massa critica sufficiente a sederci ai tavoli con forza e coesione».

Come trova la città a un anno dall’insediamento?

«Più vitale e combattiva. Certo, i problemi sono tanti e spesso antichi. E per le vere soluzioni serve tempo e pazienza. Ma molto sta cambiando».

Dicono che sta tanto fuori dal Palazzo.

«Per spiegare, e soprattutto per ascoltare, bisogna stare in mezzo alla gente, tutti i giorni. Io sto tanto fuori e tanto dentro il Palazzo. È faticoso, ma anche estremamente gratificante. E soprattutto è giusto».

Dicono anche che pensa solo alla cultura.

«Un po’ riduttivo, ma non la considero certo un’offesa. Se parliamo di un ruolo che Sassari deve riconquistare, parte della sua storia affonda le radici proprio nell’essere un punto di riferimento culturale».

Basta per risollevarci?

«La cultura è motore di crescita collettiva della cittadinanza, con riflessi in tutti gli altri settori. Ed è anche motore di un’importante crescita economica e sociale».

Come?

«Iniziamo dai luoghi della cultura. Ho premuto per anticipare i tempi sul Palazzo di Città. Stiamo riaprendo il Barbacane, e anche, definitivamente, il Tavolara. Presto riaprirà il Carmelo. Stiamo portando avanti il progetto di riqualificazione dell’ex palazzo Clemente, connesso a piazza Tola e piazza Azuni, un quadrante che diventerà crocevia di culture e attrattore di vita e attività. Stiamo portando avanti un programma per animare le strade, i luoghi, le piazze. Penso alla piazza superiore del mercato, o a piazza Università, che ospiteranno eventi e musica».

Toglierà le auto da piazza Università?

«Sì, non appena troveremo la quadra su dove trasferire i posti auto presenti. Che in parte potrebbero andare a Cortesantamaria. E diventerà la piazza intitolata ai nostri due Presidenti».

E il mercato, tutto fermo?

«No. Si procede. E si cambia. Gli operatori non vogliono abbandonare l’attuale collocazione, che chiaramente ha necessità di interventi importanti. Li faremo con le economie sul progetto del mercato storico, che diventerà città del gusto, vetrina delle produzioni degli stessi operatori mercatali, delle botteghe storiche, del territorio».

E porta di accesso a un centro storico che però è ancora degradato.

«Il centro storico è uno di quei problemi complessi che ha necessità di soluzioni complesse. La cultura è una di quelle, perché gli spazi vanno riconquistati. Poi c’è il ripopolamento, e noi abbiamo in atto un importante piano di housing sociale che, passo dopo passo, va avanti.

L’annunciata agenzia del centro storico?

«La presenteremo a breve. Sarà intersettoriale e coinvolgerà Soprintendenza e Ordini professionali. In modo che ogni azione sia dentro un piano complessivo di rilancio».

E poi la sicurezza.

«Per quanto ci riguarda garantiamo i nostri presidi fissi e mobili con la polizia locale, i controlli amministrativi fondamentali, e l’implementazione dei sistemi di videosorveglianza. E collaboriamo in ogni modo possibile con la prefettura, la magistratura e le forze dell’ordine che stanno facendo un lavoro enorme e complesso. La base però resta la convinta scelta della cittadinanza di riappropriarsi del suo cuore antico».

Esiste davvero la contrapposizione con Predda Niedda?

«Esiste un problema Predda Niedda. Che va chiuso al più presto con la fine della liquidazione della ex Zir. Solo allora il Comune, che comunque ora fa già molto di più di quello che dovrebbe, potrà finalmente iniziare con un’opera di ricucitura. Predda Niedda è una incredibile risorsa, e renderla parte attiva della città ci permetterà di riprendere una armonica crescita verso il mare».

Qui entra in campo l’urbanistica, dopo anni di conflitto con la Regione ora tutto sembra fermo.

«Ci stiamo muovendo con la giusta circospezione. Perché i temi sono complessi, delicati e abbiamo avuto prova nel precedente mandato che forzare la mano porta solo a dovere ripartire ogni volta da capo. Metteremo mano alle norme tecniche e siamo pronti a iniziare dopo l’estate in percorso sulle F4, le zone turistiche, che tornerà ad essere partecipato tra pubblico e privato. Con i privati che saranno protagonisti anche di un progetto di grande respiro sulle zone S cittadine. C’è poi il piano di valorizzazione delle Valli. Abbiamo idee chiare, e salveremo, come è nostro costume, quanto di buono è stato fatto».

Come sono i rapporti con la Regione?

«Ottimi. E questo è un grande vantaggio. E soprattutto sono ottimi in maggioranza a livello cittadino». Nessuna fibrillazione? «Nessuna. Grazie a un solido spirito di coalizione ma anche a una rinnovata unità all’interno del Pd».

Mi vuol dire che non ci sono più le correnti?

«Penso che oggi si farebbe molta fatica ad etichettare i consiglieri Dem come parte di questa o quella corrente, cosa che era pratica comune per gli addetti ai lavori. Era uno degli impegni presi, il Pd è realmente compatto, come raramente lo è stato».

E l’opposizione?

«Fa il suo lavoro, in alcuni casi in modo egregio. Anche fuori dal consiglio. Il Psd’Az ad esempio ci ha presentato un documento molto costruttivo, che terremo nella massima considerazione».

Tutto bene insomma?

«No, chiaramente. Anche perché, guardando a quello che succede nel mondo, è impossibile stare sereni. Affrontiamo però una realtà complessa con la convinzione che abbiamo, forse per la prima volta, in mano la possibilità e la forza, come città e come territorio, di costruire da soli un futuro migliore. Abbiamo le risorse, le competenze e la visione necessarie per farlo. E finalmente ci siamo messi in cammino».

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