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Pecorino spacciato per crotonese ma prodotto a Thiesi: una condanna per frode alimentare

di Nadia Cossu
Pecorino spacciato per crotonese ma prodotto a Thiesi: una condanna per frode alimentare

Due imprenditori finiti a giudizio al termine di una articolata attività investigativa durata mesi

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Sassari Di “crotonese”, stando alle indagini che vennero condotte dai carabinieri del Nas, aveva solo il nome, stampato su etichette con dati non veritieri. Perché il luogo di produzione del formaggio – che a tonnellate prendeva il volo verso il Canada con il marchio “Dop” che avrebbe dovuto proteggerlo dalle contraffazioni – non era la Calabria, bensì uno stabilimento caseario di Thiesi, nel Meilogu. Una frode in commercio che secondo la Procura della Repubblica di Sassari sarebbe andata avanti per anni e che solo nel 2018 avrebbe fruttato circa ottantamila euro.

Al termine di un’articolata attività investigativa durata alcuni mesi erano finiti a giudizio due imprenditori di Thiesi: Paolo Mannoni, di 74 anni, titolare di un noto caseificio, e la sua compaesana Paola Contini, 71 anni, all’epoca amministratrice della Sargra Srl, un’azienda che si occupava della commercializzazione del formaggio, compreso quello finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura. Ora si è concluso il processo nei loro confronti: il giudice Antonello Spanu ha condannato Mannoni a 6 mesi di reclusione e a duemila euro di multa (pena sospesa) e ha disposto la confisca e la distruzione delle etichette sequestrate. Ha invece assolto la Contini con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Il giudice ha anche trasmesso gli atti al pm perché valuti l’ipotesi di reato di falsa testimonianza a carico di un testimone della difesa.

L’indagine dei Nas era partita in seguito alla denuncia presentata dal presidente del Consorzio del pecorino crotonese. Mannoni e Contini erano stati rinviati a giudizio con la contestazione del reato previsto dall’articolo 517 bis del codice penale: vendita di prodotti industriali con segni mendaci, aggravata. Dalle indagini sarebbe emerso che dalla Sardegna sarebbero partite verso il Nord America centinaia di forme di comune formaggio ovino etichettato e poi venduto come “Pecorino crotonese Dop”. I carabinieri del Nas per mesi avevano seguito le strade che il finto pecorino prendeva una volta uscito dagli stabilimenti della provincia di Sassari.

Il pecorino Crotonese Dop è un formaggio pregiato e molto apprezzato all’estero e dal 2014 ha ottenuto il riconoscimento del marchio “di origine protetta” per la tutela della produzione. Nel corso del blitz eseguito nel caseificio di Thiesi i carabinieri – come aveva confermato un maresciallo in aula durante il processo – avevano trovato diverse bobine di etichette con i dati commerciali fraudolenti riferiti al pecorino crotonese, formaggio che può essere prodotto solamente nelle province di Crotone, Cosenza e Catanzaro. Secondo il disciplinare il latte utilizzato per produrlo può essere anche inoculato di fermenti lattici autoctoni, può subire termizzazione o pastorizzazione prima di essere fatto coagulare con caglio di capretto. Di certo non può essere prodotto in Sardegna, con latte ovino proveniente da allevamenti dell’isola.

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