Sassari, quattro mesi fa la tragedia di via Principessa Maria
C’è il dissequestro dello stabile dove morì Antonello Lambroni ma restano le macerie
Sassari C’è un frammento di carta ingiallita e bruciata tra i detriti impolverati di via Principessa Maria, dove quattro mesi fa, in una mattina di inizio estate, una deflagrazione ha fatto crollare una palazzina e distrutto per sempre una vita. È un pezzo di spartito musicale, le note appena leggibili tra la polvere e le macchie di fumo. Apparteneva probabilmente a Antonello Lambroni, il geometra di 63 anni che viveva all’ultimo piano e che in quella casa ha perso la vita dopo nove giorni di agonia in ospedale.
Lambroni amava la musica, cantava in un coro, e quel foglio, sopravvissuto alle fiamme e al tempo, oggi sembra l’ultima eco di una vita spezzata. Attorno, tutto è rimasto com’era il 30 giugno. Il palazzo, crollato parzialmente dopo l’esplosione di due bombole di gas, è stato dissequestrato una settimana fa, ma la scena non è cambiata. Le transenne sono ancora lì, piegate e impolverate. Sotto i blocchi di cemento due automobili schiacciate sono ormai parte del paesaggio urbano.
Domani è previsto un sopralluogo dei proprietari insieme ai vigili del fuoco e alla polizia locale, un passaggio necessario per la bonifica che il Comune ha annunciato entro il 31 dicembre. Nel frattempo, però, la vita del rione di San Vincenzo è andata avanti, e proprio questo rende il contrasto ancora più surreale. A pochi isolati le scuole hanno riaperto da un mese e mezzo: ogni mattina, centinaia di studenti attraversano via Don Minzoni, costeggiando il cumulo di detriti e il portone annerito, da cui pende solo un lembo sbiadito di nastro bianco e rosso. Sul vecchio legno verde scolorito non c’è più il foglio della Questura con la scritta “Immobile sotto sequestro giudiziario”, rimosso dopo la decisione della Procura.
Ma l’abbandono è rimasto. A pochi passi, la discoteca “Triciclo” ha inaugurato da poco la stagione autunnale. Anche stasera studenti universitari e ragazzi del progetto Erasmus provenienti da tutta Europa, si ritroveranno qui per la festa di Halloween. Fuori, a pochi metri dalla pista, il vento solleva polvere e carta bruciata, e lo spartito di Lambroni si piega lentamente sull’asfalto. Gli abitanti sono sconcertati.
«Noi personalmente non abbiamo subito danni materiali, ma quelli morali li ha subiti tutto il quartiere – racconta Marco Pinna, preparatore atletico che vive qui di fronte – c’è sporcizia nei terrazzi, gentaglia che prova a vandalizzare e saccheggiare le auto schiacciate, e poi quella vista. Ogni giorno davanti agli occhi, un brutto ricordo che non passa mai». Tra le macerie, infatti, i rifiuti si accumulano. Bottiglie, cartoni, pezzi di plastica e resti di cibo abbandonati o spinti dal vento hanno trasformato la zona in una discarica improvvisata, nel cuore del quartiere. Un simbolo di incuria e dolore che resiste, nonostante la città intorno sia tornata alla normalità. Eppure qualcosa, ora, sembra muoversi. Il dissequestro ha riaperto la possibilità di intervenire, e il sopralluogo di domani dovrebbe essere il primo passo concreto verso la messa in sicurezza dello stabile e la bonifica definitiva dell’area. Ma per chi vive qui, ogni giorno, quei resti non sono solo macerie, ma un promemoria costante di una tragedia. Quattro mesi dopo, via Principessa Maria è ancora una ferita aperta. E quel pezzo di spartito annerito - rimasto sull’asfalto ancora interdetto - riporta alla mente anche chi non c’è più.
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