Sardegna, povertà e rischio depressione per 128mila famiglie: l’allarme della Caritas
Presentato a Sassari il ventesimo rapporto su Povertà ed esclusione sociale nell’isola
Sassari Sono 128mila le famiglie sarde che vivono in povertà relativa e cioè che riescono appena a soddisfare i propri bisogni base (cibo, acqua, abitazione e vestiti) e sono esposte a depressione e disagio mentale. Il 17,3 per cento del totale, bel di sopra della media nazionale del 10 per cento.
È solo uno dei dati che emerso dal XX Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna della Caritas, presentato questa mattina, lunedì 10 novembre, all’Università di Sassari.
«La povertà si è cristallizzata, cresce leggermente ma rimane sostanzialmente invariata. Potrebbe sembrare un buon segnale, ma non lo è per niente, anche perché questo accade nonostante il mercato del lavoro faccia registrare numeri in crescita per gli occupati» ha spiegato Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas Regionale. All’origine di questo fenomeno, due elementi: l’inflazione e il cosiddetto lavoro povero, con stipendi bassi e contratti precari.
Impressioni confermate dai dati raccolti nel report grazie alle segnalazioni dei diversi servizi territoriali della Caritas. I bisogni manifestati da chi si rivolge alle strutture diocesane sono il reddito insufficiente e la difficoltà a trovare un lavoro. Il 90 per cento chiede beni materiali, ma c’è anche chi ha bisogno di un sostegno finanziario per pagare l’affitto o le bollette o addirittura per pagarsi i farmaci.
Il report dedica un focus particolare alla relazione fra povertà e salute mentale: i pazienti in cura per disturbi depressivi tra il 2022 e il 2023 sono triplicati. E si tratta di un circolo vizioso: la povertà espone all’impossibilità di curare il disagio psichico in maniera adeguata, mentre la fragilità mentale rischia di aggravare le situazioni economiche e sociali già traballanti.
«I numeri sono importanti, ma possono ingannare: ciò che rende importante il lavoro della Caritas è la capacità di dare un volto a questi numeri, dialogare con le persone e conoscere le loro storie» ha detto a margine della presentazione il vescovo di Nuoro e Lanusei Antonello Mura, presidente della Conferenza episcopale sarda.
