Derby Torres-Olbia, gli ultras galluresi a Sassari con caschi, bastoni e bombe carta: in 36 a giudizio
Per la Procura «avrebbero agito in gruppo per introdurre e utilizzare materiale pericoloso durante l’evento sportivo»
Sassari In trasferta a Sassari con caschi, bastoni, bombe carta, fumogeni, tubi in pvc e in alluminio, petardi, tondini di ferro. Non proprio con le migliori intenzioni, quindi. Per la Procura di Sassari, i 36 tifosi dell’Olbia che il 4 ottobre del 2023 erano arrivati in città per il derby di Coppa Italia contro la Torres, avrebbero “agito in gruppo per introdurre e utilizzare materiale pericoloso durante l’evento sportivo”.
Dopo aver parcheggiato le proprie auto nel piazzale del distributore di carburanti Ip in via Carlo Felice, “avevano formato un corteo in direzione dello stadio Vanni Sanna e, all’intimazione da parte delle forze dell’ordine di abbandonare gli oggetti, li avevano poggiati nel suolo”. Per questi fatti il pubblico ministero Maria Paola Asara ha disposto la citazione a giudizio nei confronti di 36 olbiesi che dovranno presentarsi a febbraio all’udienza predibattimentale davanti al giudice Monia Adami, in quell’occasione potranno scegliere eventuali riti alternativi. A un mese dai disordini il questore di Sassari aveva emesso 37 provvedimenti di Daspo sportivo nei confronti di altrettanti tifosi dell’Olbia calcio ritenuti responsabili, a vario titolo, «di condotte violente sia singolarmente che di gruppo».
Il lavoro degli investigatori della Digos e della Divisione Anticrimine e del commissariato di Olbia aveva permesso di accertare episodi di violenza, minacce e intimidazione, fatti gravi e rilevanti, «tali da porre in pericolo – era scritto nel provvedimento firmato da Sanfilippo – la sicurezza pubblica e cagionare il turbamento dell’ordine pubblico». I destinatari dei Daspo erano quasi tutti riconducibili alla tifoseria della “Curva Mare” dell’Olbia. Per 26 di loro era stato disposto il Daspo per una durata dai tre ai cinque anni. Per altri undici, invece, di otto anni con l’obbligo di comparire – per un periodo complessivo di sei anni – nel commissariato di polizia competente durante le gare dell’Olbia, sia in occasione di quelle giocate in casa che fuori. Il giorno della sfida Torres-Olbia, considerata la rivalità esistente tra le due tifoserie, era stato predisposto un servizio di ordine pubblico con l’impiego di un massiccio dispositivo di forze di polizia, con la presenza anche di reparti di carabinieri, guardia di finanza e polizia locale. Poco prima dell’inizio della partita, nelle vicinanze dello stadio era comparso un corteo di auto proveniente da Olbia con a bordo una quarantina di persone. I mezzi erano stati parcheggiati nel piazzale della stazione di servizio Ip di via Carlo Felice. I tifosi ospiti, molti dei quali col volto coperto (indossavano caschi e passamontagna), la maggior parte armati con mazze da baseball, bastoni, spranghe e tubi pvc, avevano cominciato ad accendere fumogeni e poi a fare esplodere bombe carta nelle vicinanze delle colonnine di erogazione del carburante.
Un comportamento che – secondo le risultanze delle indagini – avrebbe creato «pericolo di esplosione o sprigionamento incontrollato di fiamme». I tifosi, un gruppo compatto, si erano poi messi in marcia verso il “Vanni Sanna” ma erano stati raggiunti dai reparti di polizia e costretti a gettare a terra le “armi” che erano poi state sequestrate. Alcune riportavano scritte offensive nei confronti della tifoseria della Torres e dei sassaresi in generale. Erano poi stati seguiti fino all’ingresso dello stadio, perquisiti e identificati. Al termine della partita, tutti i tifosi olbiesi erano stati scortato fino alle auto e accompagnati fuori dalla città.
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