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Da Dorgali a Parigi, l’ultimo talento sardo trionfa al Derby

Tore Budroni
L’arrivo del Derby sulla pista delle Capannelle a Roma
L’arrivo del Derby sulla pista delle Capannelle a Roma

Il vincitore del Derby cerca il bis domenica all'ippodromo di Parigi

01 giugno 2011
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OZIERI. Toccata e fuga in Sardegna per il vincitore del 128º Derby Italiano di galoppo. Fabio Branca ha trascorso qualche giorno di relax a casa cercando la concentrazione in vista di un altro appuntamento classico dalla stagione: il Derby Francese, Prix du Jockey Club, che lo vedrà protagonista domenica a Parigi. Il 27enne di Dorgali cercherà di bissare il successo romano anche se la concorrenza è numerosa e agguerrita. Ma a Fabio il talento non manca e l'esperienza neppure. L'impresa sarebbe bellissima e non sembra impossibile.

Genio purissimo il jockey di Dorgali ha avuto un avvio di carriera caraterizzato da uno stile di vita non esattamente monacale. Pomeriggi in pista e serate in discoteca, soldi facili e ritmi frenetici. Poteva permetterselo grazie a un talento fuori dalla media. "Branca è nato per andare a cavallo - continuavano a ripetere i guru dell'ippica internazionale". In tanti hanno provato a domarlo, ma nessuno ci è riuscito finchè lui ha deciso di "trasformare il suo futuro". Oggi a 27 anni il vincitore del Derby è un'altra persona. Umile e cortese come sempre, ma sereno, serio, misurato nelle scelte e nei comportamenti. Al suo fianco c'è da qualche tempo una compagna, Chantal, che lo segue come un'ombra. «Mi ha aiutato a cambiare vita, mi rasserena, mi aiuta nei momenti difficili. Le devo molto così come alla mia famiglia, e alla mia gente».

- Si rende conto di esssere una celebrità? Un altro talento straordinario che la nostra terra regala al mondo dell'ippica?
«E' vero, mi considero uno che ha sfidato troppe volte la sorte, di solito "il treno passa solo una volta", a me hanno dato la possibilità di prendere un secondo e anche un terzo vagone».

- La sua storia comincia a Pisa ce la racconta?
«Avevo 14 anni, mio fratello Mauro era un ottimo siepista e, per me, un mito. Dalla Toscana sono andato in Francia perché volevo imparare il mestiere. Al rientro in Italia, mi presento alle selezioni per frequentare il corso per allievo fantino. Supero l'esame (pesavo 35 chili) e comincio a collaborare con la scuderia di Emilio Borromeo. Montavo De Sica, un vincitore di Derby e spesso sognavo di trionfare un giorno in quella che rimane la Classica per eccellenza»

- Ha vinto corse di gruppo in Francia e Inghilterra. Ha scritto pagine bellessime in sella a Jackalberry.
«E' vero, con Jack ho conquistato il mio primo Gruppo 1. Ma il Derby Italiano regala emozioni che non sono paragonabili ad altre».

- Che effetto fa sentirsi una star acclamata e riconosciuta da tutti?
«Chi dice che lo sia? Sono un ragazzo di 27 anni che fa il mestiere che sognava di fare fin da quando, a 10 anni partecipavo al palio di Dorgali sull'asfalto. Mi sento il Fabio di sempre con pregi e difetti, un ragazzo fortunato, con una meravigliosa famiglia, una scuderia con splendide persone (la famiglia Botti) che hanno creduto in me, la mia compagna e la Sardegna nel cuore».

- Veniamo a Crackerjack King.
«Il mio piccolo grande campione. Un computerino a 4 zampe, pronto a regalarmi il cuore. Prima del Derby, nel lavoro di rifinitura a Cenaia, tutti hanno detto che il suo impegno era stato minimo, tanto da metterne in dubbio la resa in corsa. Sembrava che il cavallo sentisse l'importanza della posta in gioco e si è risparmiato. Freddo e determinato già dal tondino, in corsa, diligente e in attesa fino in retta d'arrivo dove aspettava che gli chiedessi di farsi spazio nel muro che si stava costruendo davanti a noi. Non si è fatto pregare, come l'ho invitato ad infilarsi in un pertugio, si è fatto posto a sgomitate con una generosità e una spavalderia commoventi e non si è fatto pregare a dar sfoggio del suo potenziale sfoderando una progressione devastante. Un vero fenomeno».

- Il sodalizio creatosi fra lei, la famiglia Botti e la Effevì sta diventando una filiera unica e vincente.
«Con i Botti, si parla di una famiglia che ha fatto la storia del galoppo. Grandi lavoratori che non lasciano niente al caso. La scuderia Effevì è al secondo Derby in 5 anni e questo dà la dimensione della qualità che esprime nel settore».

- Ora il meritato riposo?
«Scherza? Tre giorni in visita dai miei fra le splendide cale di Gonone, si ricaricano le pile e ci si incammina verso Parigi per provare l'avventura nel Prix du Jockey Club».
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