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Sacchetti guarda avanti «I playoff sono alle spalle ma la Dinamo può stupire»

Andrea Sini
Meo Sacchetti
Meo Sacchetti

Meo confermatissimo dopo l’ennesimo miracolo «Facciamo un passo per volta: prima la salvezza»

08 ottobre 2011
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SASSARI. Mai fidarsi delle previsioni, mai commettere l’errore di non salire un gradino per volta. Meo Sacchetti mastica chewingum e basket da una vita e non sarà certo una stagione da record a trasformarlo in “mister slancio”.

«Partiamo per affrontare il solito campionato difficilissimo - dice a scanso di equivoci il coach della Dinamo - ma non è proprio il caso di fare pronostici. Dal mio punto di vista il precampionato non è mai troppo indicativo dei valori effettivi. Con la tensione della gara di campionato cambia tutto».

- Siena imbattibile, Cantù sorprendente, Milano deludente, Dinamo da applausi: la scorsa stagione si è chiusa più o meno così. Quest’anno è lecito attendersi qualche novità?
«L’anno scorso si pensava che Milano potesse infastidire Siena e non è andata così. Quest’anno la Armani ha cambiato tutto e ha costruito una squadra da Eurolega, con il jolly Gallinari ancora da tirare fuori dalla manica».

- Quali sono le possibili outsider?
«Non ho visto tante squadre dal vivo quest’estate. Pesaro e Bologna non sono male. Bisognerà vedere anche se Cantù vorrà a confermarsi ai livelli dello scorso anno, ma mi sembra che anche Biella e Teramo abbiano allestito un buonissimo roster. Ma tanto alla fine, per le prime posizioni la differenza la fa la lunghezza della panchina».

- Quest’anno la serie A sarà un campionato zoppo.
«Il fatto che ci siano 17 squadre è strano. Ci sarà una giornata di riposo e questa è una novità».

- La Dinamo viene da uno storico sesto posto conquistato da matricola. Ripetersi è impossibile oppure è si può ancora sognare?
«Il nostro obiettivo è la salvezza e questo è chiaro. Ma questo non significa che dobbiamo partire a fari spenti o che ognuno di noi non possa migliorare. Dobbiamo solo stare sereni, puntare a crescere e andare avanti passo dopo passo. Quando arriveranno i periodi difficili eviteremo di piangersi addosso. Quello che conta è l’atteggiamento di squadra».

- L’anno scorso avete patito tantissimi infortuni e quasi mai avete giocato al completo. Forse è proprio nelle difficoltà, evitando di piangervi addosso, che avete trovato la vostra forza.
«L’altr’anno abbiamo avuto problemi sin dall’inizio, con l’infortunio di Diener. Ma siamo riusciti a gestire diversamente le rotazioni e abbiamo avuto sempre risposte importanti dai sostituti. Penso a Pinton, che ha retto benissimo il timone quando Travis era fuori; penso a Brian Sacchetti e a Vanuzzo, che senza Hubalek hanno fatto cose eccellenti».

- L’anno scorso dal cilindro della Dinamo sono uscite stelle di prima grandezza come White e Hunter. Quest’anno chi potrebbe essere la sorpresa?
«Gli sprazzi di basket che Travis Diener ci ha fatto vedere quando stava bene sono stati fenomenali. Quando lui è in condizione si aprono soluzioni di gioco che ti cambiano la squadra. Più che sperare in una sorpresa che esce dal cilindro, mi accontenterei volentieri di vedere Travis giocare con continuità».

- In quali condizioni vi presentate all’esordio?
«Se dovessi fare un discorso generale, direi che ho visto sprazzi di buona difesa. Se mi dovessi fermare all’ultima gara, direi che abbiamo fatto due passi indietro. Per come è strutturata la squadra possiamo essere molto più aggressivi. Sotto canestro la situazione è tutta da valutare: abbiamo un roockie di 23 anni e un promettente ventenne, ma l’esperienza di Plisnic e Vanuzzo servirà a bilanciare la situazione e far quadrare i conti».

- L’entusiasmo di Sassari è sempre più coinvolgente. Il nuovo record di abbonamenti lo dimostra.
«La piazza ci ha sempre aiutato e sappiamo che dobbiamo giocare anche per loro, perché qualcosa lo dobbiamo anche ai tifosi. Sappiamo di poter contare su un palazzetto bunker, e non è poco».

- C’è anche una compagine societaria nuova.
«Alcuni dirigenti c’erano già, altri sono nuovi. Ci stanno mettendo molto entusiasmo e lo spirito è rimasto lo stesso di prima. Con questo rapporto di continuità possiamo fare grandi cose».
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